(F.Balzani) – Giù il cappello, o meglio «chapeau». La Francia sui giornali celebra Rudi Garcia, il primo allenatore transalpino in serie A oggi primo della classe. Il tecnico di Nemours, che in patria aveva stupito tutti con il suo Lilla, ora da molti viene accostato alla panchina della nazionale in caso di fallimento al mondiale. In pochi però pensavano che Garcia potesse ambientarsi così presto nel nostro campionato. «Uno schiaffo al calcio italiano. Garcia è nella storia di Roma», il commento di Le Figaro. Le Parisien, invece, ha intervistato la sorella Sandrine: «Provava le sue prime tattiche con il Subbuteo che non aveva neppure 10 anni». E il vice Bompard: «La Roma aveva bisogno di un vero leader nello spogliatoio». E lo ha trovato in Garcia.
Faccia da star del cinema e battuta pronta. Uno che in 2 mesi ha imparato l’italiano e che ieri ha rilasciato un’intervista al Tg1. «Ho imparato la vostra lingua per rispetto dei tifosi e dei giocatori, ma in fondo sono latino come voi», ha scherzato il tecnico di origini spagnole che non si fida dei complimenti. «Si parla troppo di me, spero che i complimenti arriveranno a fine stagione. La squadra è intelligente, sa gestire questa euforia. Abbiamo ancora tante cose da fare e io sono uno che guarda sempre avanti, che sta attento ai dettagli».
Poi si schernisce: «Il paragone con Mourinho o Capello ? Ci sono tanti allenatori bravi, ciò che conta sono i giocatori. Il collettivo. A questa Roma serviva avere fiducia in sé stessa e avere delle regole. Questa rosa a poco a poco è diventata una famiglia più che un club. Totti ? Lui aiuta gli altri, in campo e fuori. Come è Roma? Non sapevo si vivesse di calcio, a volte è troppo. Gli insulti che ho sentito all’inizio sono sbagliati, ci vuole rispetto per le persone».
Poi su Inter-Roma: «Faccio questo mestiere per vivere queste sfide. Siamo motivati». Infine sulla possibile inversione di campo col Napoli: «Non è normale giocare 3 trasferte di fila, così come non è possibile giocare a dicembre»