(M. Evangelisti) – All’inseguimento di Rudi Garcia ormai c’è tutto il mondo. Un mucchio di presidenti che stanno già pensando a lui come rivitalizzatore delle rispettive squadre, qualche Nazionale bisognosa di aiuto dall’estero, gli organi di stampa e i media in generale che si ritrovano per le mani una Roma rilanciata, un personaggio nuovo e stimolante, un affabulatore. In Francia lo hanno accusato di demagogia, andando ad analizzare le frasi che lo hanno reso celebre. (…)
Ha imparato presto a comportarsi da romanista, come si evince dal seguito: «Ho voluto imparare la lingua perché è un segno di rispetto verso il Paese che ti accoglie. Ma anche perché avevo bisogno di parlare a lungo con i giocatori, coinvolgerli in un progetto. Vedete, alla fine della scorsa stagione avevano avuto la cattiva idea di perdere la Coppa Italia contro l’altra squadra di Roma. Atmosfera pesante, insulti, una cosa che non sopporto. La prima cosa da fare era restituire fiducia in se stessi ai giocatori. Sono ragazzi intelligenti e anche di grande talento. Tutti parlano di Totti, grande sul campo e grande uomo, ma spesso si dimentica Daniele De Rossi» .
(…) Infatti Garcia non intende sbilanciarsi sulle possibilità della Roma, invoca Juventus e Napoli come superiori, rivendica l’importanza della partita con l’Inter. «Ciò che conta è che alcuni che avevano perso fiducia hanno ritrovato il sorriso e la voglia di giocare. La differenza rispetto alla Francia è che in Italia la gente vive, dorme e mangia calcio. I giocatori lavorano molto, addirittura troppo. Io sono stato accolto con un certo scetticismo. Ora chiedo solo di essere giudicato alla fine della stagione, non prima» .