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CORRIERE DELLO SPORT Sfida da grandi, notte da sogno
(A. Polverosi) – Imbattute (come Napoli e Juve), con le migliori difese e i migliori attacchi del campionato. Sempre meglio la Roma, ma di poco: 2 gol subiti in meno, 1 gol segnato in più dell’Inter. E si può andare avanti con i numeri nella vigilia di una partita che, se risponderà alle attese, sarà divertente ma soprattutto utile per capire il futuro delle due squadre e del campionato. Capiremo se Roma e Inter, senza le coppe, possono resistere da protagoniste fino alla fine. Andiamo avanti, allora. Nelle prime 6 giornate nessuna squadra ha mandato a segno tanti giocatori (9) come la Roma: Balzaretti, Benatia, De Rossi, Florenzi, Gervinho, Ljajic, Pjanic, Strootman e Totti. In questa classifica l’Inter (a pari merito con la Fiorentina) è seconda con 8 giocatori: Alvarez, Cambiasso, Icardi, Jonathan, Milito, Nagatomo, Palacio e Taider. (…)
Cambiasso arrancava. Gli sfilavano davanti giocatori con 10 anni in meno e non li vedeva nemmeno. Non lo spettinavano solo perché era materialmente impossibile. Totti no. Anche in mezzo alla tormenta di una stagione assurda, era il capitano a pettinare gli altri. E’ sempre rimasto il solito punto di riferimento. Però, se col nuovo allenatore per l’argentino è cambiata la vita, per il romanista sono cambiate le prospettive. Mazzarri è arrivato alla Pinetina, gli ha fatto un discorso chiaro e, dopo aver avuto l’appoggio al cento per cento (cosa che non era successa l’anno precedente con Stramaccioni), gli ha consegnato la squadra come avevano fatto prima di lui Mancini (che lo fece strappare a 0 euro al Real Madrid) e Mourinho (che lo portò in cima all’Europa). Nei tempi migliori, spesso veniva da pensare che Cambiasso non fosse un uomo-squadra, ma una squadra-uomo. In campo sapeva (sa) fare tutto, era ovunque, gestiva, lanciava, equilibrava e faceva gol. Negli anni di Mancini, era il centrocampista che si buttava dentro. L’anno scorso, si buttava… fuori. Mazzarri l’ha rigenerato. Già prima di conoscerlo diceva che Cambiasso sarebbe stato il perno della sua Inter. Ma che fosse scosso e animato da una vitalità del genere nemmeno l’allenatore di San Vincenzo poteva immaginarlo. Il nuovo/vecchio Cambiasso è tutto nel gol segnato alla Fiorentina, un gol che potrebbe portare la firma del suo amico e connazionale Milito. Il Totti di Garcia è invece nella battuta che ha fatto a Marassi ai fotografi ansiosi di ritrarlo con la casacchina delle riserve.“Ragazzi, non vi ci abituate a vedermi in panchina”. Poi è entrato in campo e la Roma ha vinto. (…)
L’ultimo De Rossi vero aveva indosso la maglia azzurra e giocava, paonazzo in faccia per l’impegno e la trance agonistica, la Confederations Cup in Brasile, cento giorni fa. Cinque gol per Prandelli, manco uno per Zeman e Andreazzoli nella stagione scorsa. Alla fine anche lui sembrava arreso all’evidenza. Meglio in Nazionale che nella Roma. Anzi, tutto il meglio in Nazionale, tutto il peggio nella Roma. Tant’è vero che l’estate scorsa, come era già successo in precedenza, stava per lasciare la compagnìa e trasferirsi all’estero. Anzi mai come questa volta il gran passo d’addio era pronto. In Italia mai, per rispetto a ciò che ama di più, Roma, la Roma e la romanità. Poi è arrivato Garcia ed è tornata la vita di prima con la storia di prima, la storia di un ragazzo che sente Roma dentro se stesso almeno quanto il suo capitano. Il 26 ottobre di 10 anni fa si affacciò per la prima volta a San Siro contro l’Inter. Aveva vent’anni. Sembrò che su quel campo ci fosse sempre stato, giocò da protagonista, con una padronanza assoluta in mezzo a nazionali di tutta Europa e di mezzo mondo. Fu facile la profezia: “De Rossi è da Nazionale”. E’ andata proprio così e stasera, a San Siro, rigioca quel ragazzo di vent’anni con 10 campionati in più. Come lui, e per certi versi anche più di lui, salirà sulla scena del Meazza un altro giocatore che sembrava perso, nonostante il suo talento fosse reale. Solo che Alvarez, movenze e passo alla Kakà (il primo Kakà), lo mostrava a tratti. A piccoli e brevi tratti. (…)
L’impostazione di gioco di Mazzarri è diversa da quella di Garcia, così come il sistema con cui muovono le loro
squadre. C’è però un aspetto che li unisce: l’importanza che i due allenatori attribuiscono agli esterni. Mazzarri ne inventa uno dopo l’altro, Garcia ne ha voluto uno a tutti i costi e lo sta trasformando nel giocatore in più della Roma. Inter-Roma è anche una sfida di fascia fra Nagatomo e Gervinho. Sono i giocatori più adatti al gioco dei due tecnici. O meglio, quello davvero ideale, per Mazzarri, è Jonathan, ma stasera dovrebbe restare fuori. Il tecnico dell’Inter, come fa da sempre, mette sulle due fasce un’ala con predisposizione offensiva (Jonathan di solito, stasera Pereira) e un terzino più portato a difendere (Nagatomo). Questo perchè il suo modulo di riferimento, il 3-5-2 (adesso trasformato in 3-5-1-1 e fra un po’…slanciato nel 3-4-1-2), comporta l’impiego di due esterni complementari. Garcia, il cui calcio è più offensivo anche perché le caratteristiche dell’organico della Roma sono diverse (ci sono più giocatori d’attacco con più qualità rispetto all’Inter), spinge Gervinho in avanti con la palla al piede e manda Florenzi in area senza la palla. Uno con palla, un altro senza palla. E’ questo l’uso complementare degli esterni per il tecnico francese. Il confronto fra Nagatomo e Gervinho può dare molto a Inter-Roma. Sono due giocatori in ottima condizione fisica e psicologica: il giapponese è stato recuperato e rilanciato da Mazzarri, forse il più bravo…educatore di esterni di tutta la categoria; l’ivoriano, invece, sta volando insieme alla squadra. Portano gioco, assist e conclusioni, scatti e sveltezza.
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Inter e Roma difendono in modo diverso. L’Inter lo fa attrezzando la squadra con una organizzazione efficace, la Roma lo fa attaccando. Tiene la palla lontana dalla propria area e subisce poco. Stasera avrà anche un obiettivo particolare da raggiungere: i 400 minuti di imbattibilità. De Sanctis non subisce gol da 321′, l’ultimo (e unico in questo campionato) l’ha preso da Biabiany al 39′ di Parma-Roma 1-3; da allora si sommano i 59′ restanti di quella gara, più i 270′ delle partite con Lazio, Sampdoria e Bologna. Merito del sistema e del reparto difensivo delle due squadre, ma merito anche dei due portieri, amici ai tempi di Udine. De Sanctis ha risolto una storia che andava avanti da troppo tempo, un ballottaggio fra titolari e riserve che non ha mai dato sicurezza alla porta della Roma; Handanovic l’anno scorso ha evitato che l’Inter venisse inghiottita anche in una zona più pericolosa e preoccupante della classifica. (…)
L’assenza di Campagnaro, nemmeno convocato per la partita contro la Roma, è un colpo pesante per Mazzarri. Il suo arrivo aveva permesso al tecnico di San Vincenzo di aggiornare Ranocchia e Juan Jesus sul nuovo modo di difendere. Era il pensiero mazzarriano rappresentato sul campo e trasmesso in diretta, senza bisogno di sgolarsi dalla panchina. Per l’Inter è stato il miglior acquisto “tattico” della scorsa estate, peraltro ottobre è anche il suo periodo migliore in veste di cannoniere, in questo mese ha segnato 4 gol su un totale di 14. Stasera l’Inter presenterà un solo acquisto di primo piano, l’ex bolognese Taider. Non un grande nome, ma un giocatore che nel modo di esprimersi di questa squadra sa come fare, dove mettersi e come muoversi. L’altro acquisto in campo sarà Rolando, ex di Mazzarri a Napoli. Garcia presenterà invece tutta l’argenteria acquistata in agosto. Un pezzo per reparto: Benatia in difesa, Strootman a centrocampo, Gervinho (o magari Ljajic) in attacco. La forza della Roma di oggi è la forza delle scelte di mercato, alcune pensate, altre indotte da situazioni esterne. A Firenze, per esempio, c’è chi maledice il Tottenham: senza i soldi che il club londinese ha girato alla Roma per Lamela, Ljajic non si sarebbe trasferito dalle rive dell’Arno a quelle del Tevere. Benatia ha risolto i problemi in difesa e aiutato a migliorare l’attacco con i gol segnati a Marassi contro la Sampdoria (un gol che può segnare un numero 10, non un numero 5) e subito dopo contro il Bologna; Strootman ha piazzato il suo tornello poco più avanti di De Rossi e ha iniziato subito un’operazione di prefiltraggio di cui il maggior beneficio va alla difesa; Gervinho e Ljajic hanno portato gol, dribbling, assist e spettacolo di primo livello.
Arrivano dall’Est, uno è proprio un ragazzino, è croato e non ha ancora vent’anni, ma quando l’Inter lo ha preso, nel gennaio scorso, Ancelotti da Parigi ha detto: «Kovacic diventerà un grandissimo giocatore». L’altro ha tre anni in più, è serbo di origini bosniache e mentre tutti, a Firenze, puntavano su Jovetic l’ex allenatore del Napoli, e oggi tecnico dell’Inter, andava in cerca di notizie su Adem Ljajic. Se lo avessero obbligato a scegliere fra i due ex viola, Mazzarri avrebbe preso Ljajic. Invece Adem è finito fra le braccia di Garcia. Stasera i due giovani dell’Est potrebbero cominciare dalla panchina, Kovacic quasi di sicuro, Ljajic ha ancora qualche possibilità di spuntarla su Gervinho, che però oggi è in una condizione esaltante. Mazzarri punta sulla stabilità della squadra e il ragazzino non lo rassicura ancora sulle capacità difensive. Ci sta lavorando, fra qualche mese avrà acquisito altre doti, altri elementi tattici da consentirgli di aprire la concorrenza con Guarin e Taider, adesso più pronti di lui. E’ innegabile, però, che con Kovacic l’Inter aumenterebbe il proprio livello tecnico. Lo stesso si può dire della Roma con Ljajic. (…)