(Il Messaggero) – Il concetto di discriminazione territoriale non esiste in Inghilterra, Germania o Spagna. Esiste in Francia, ma non ha mai portato alla chiusura di una curva o addirittura dell’intero stadio.
Inghilterra. Negli stadi della Premier League esistono telecamere a circuito chiuso che permettono di individuare i tifosi che trasgrediscono le regole, punendo loro senza mai rivalersi sulle società nè chiudendo gli stadi. Nelle ultime settimane, però, è scoppiato il caso di discriminazione religiosa: il Tottenham, squadra dell’omonimo quartiere ebreo di Londra, è stata presa di mira dagli ultrà di molte altre squadre.
Germania. Nella Bundesliga è prevista la chiusura di un settore o dell’intero stadio per cori razzisti ma non si è mai arrivati ad applicare un sanzione tanto pesante. Un sistema di monitoraggio individua i colpevoli di atti di violenza o razzismo, portando a denunce degli stessi e mai sanzioni per i club.
Spagna. Nella Liga esiste la Commissione Antiviolenza che si riunisce al termine di ogni giornata per valutare i comportamenti dei tifosi e prendere decisioni. Si parla di sanzioni ai club e mai alla chiusura di stadi o di settori.
Francia. Nel calcio transalpino si è verificato nel 2008 un caso di discriminazione territoriale nella finale di Coppa di Lega tra il Psg e il Lens: i tifosi parigini esposero uno striscione offensivo nei confronti degli avversari ma non venne preso alcun provvedimento nei confronti del Psg, solo multe e interdizione per i cinque tifosi ritenuti responsabili.