(REPUBBLICA.IT – F. Bianchi) Una domanda di attualità. Che succederà alla ripresa del campionato quando i tifosi di molte squadre (Inter, Juventus, Genoa, Milan e Brescia, e altre si aggiungeranno…) faranno cori razzisti o di discriminazione territoriale? Che deciderà il giudice Gianpaolo Tosel? Chiuderà le curve degli urlatori o nel caso di recidiva gli inbteri impianti? Questione delicatissima, il calcio non può essere ostaggio degli ultrà. Una situazione ad altissimo rischio anche perché alla ripresa del campionato ci sono partita già rischiose per conto loro, come Roma-Napoli di venerdì 18 ottobre. Il Viminale dovrebbe preoccuparsene, richiamando alcune questure ad una maggiore attenzione. Una linea morbida vorrebbe dire dare il via libera ai violenti. Una dura compattare ancora di più le tifoserie. Come se ne esce? Giovanni Malagò sostiene, giustamente, che “ci vuole buon senso con la chiusura degli stadi”, ma sta al fianco di Abete, col quale (adesso) è in ottimi rapporti. Mentre il ministro Graziano Delrio è stato severo con la Figc (“no a norme generiche, rischiamo di svuotare gli stadi”), cosa che non è stata gradita. Poi ha promesso un tavolo con Alfano, anche per facilitare l’acquisto dei biglietti per i tifosi perbene (era ora).
La Figc ha già detto che nel prossimo consiglio federale affronterà la materia: forse non ci saranno più stadi chiusi come San Siro (19 ottobre con l’Udinese), se non in casi eccezionali, e si interverrà solo di fronte a cori reiterati, e di più persone. Ma quando il 5 agosto il consiglio federale della Figc ha emanato queste norme durissime tutti ad applaudire Abete: i tre rappresentanti della Lega A (Beretta, Lotito e Pulvirenti) e i giornali. Michel Platini ha spiegato che per l’Uefa non esiste il concetto di discriminazione territoriale ma “solo discriminazione” e che sarebbe il caso di chiudere solo le curve e non un intero stadio, come San Siro. Lo dica ai suoi. “Platini non è il Vangelo”, ha tuonato Lotito che ha avuto l’Olimpico già chiuso in tre occasioni, due lo scorso anno e una da scontare il 7 novembre contro il Limassol (per il coro “slavo, puzzi di merda” contro i polacchi del Legia Varsavia). Bisogna scegliere una via chiara, senza tentennamenti o marce indietro.