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CORRIERE DELLO SPORT Del Piero: “La Roma dimostra che basta poco per cambiare marcia. Totti? Storia bellissima con i colori giallorossi”

Totti & Del Piero

(A. Barillà) – Giochiamo ancora. Il titolo non tramonta. E’ l’autobiografia di Alessandro del Piero, ma anche una promessa: ai tifosi che sognano con i suoi gol, pazienza se dall’altra parte del mondo, e a se stesso perché finché il pallone sarà gioia non vorrà smettere. Giochiamo ancora, si ricomincia oggi, subito la partitissima con i Newcastle Jets: non è Barcellona-Real o Juve-Milan, e nella terra del cricket, del footy e del rugby si perde quasi, però, attorno al calcio australiano, l’entusiasmo monta e il merito è di un Capitano che non è stato trattato come Totti. Il romanista, nel giorno del rinnovo, gli ha dedicato un pensiero, e il bianconero (rimarrà sempre tale) ricambia l’affetto da Sydney. E’ l’Ale di sempre: non un sassolino e nemmeno un granello, mai sopra le righe come in ventitré anni di carriera.

In Italia il campionato è cominciato da un pezzo: quanto la sorprende la Roma a punteggio pieno dopo sette giornate?

«So cosa vuol dire risollevarsi dopo una stagione difficile. La Roma lo sta facendo molto bene. A volte nelle squadre scatta qualcosa di strano, basta poco per cambiare marcia».

Totti ha speso parole bellissime nei suoi confronti: ha detto che avrebbe meritato dalla Juve lo stesso trattamento che lui ha avuto dalla Roma…

«Lo ringrazio per la stima e la considerazione che ha per me, pienamente ricambiato. La storia di Totti con la Roma è bellissima, sono felice per lui che continuerà sino al termine della sua carriera. E’ stata brava la società a crederci, i risultati lo stanno dimostrando».

Sa che adesso Francesco le insidia il record di reti segnate con la stessa maglia? 

(sorride) «Cavolo, quindi ho sbagliato a fargli i complimenti per il grande inizio di stagione? I record sono fatti per essere battuti, auguro a Francesco di riuscirci».

Il Napoli che vola senza Cavani può essere paragonato alla Juve che seppe rafforzarsi cedendo Zidane?

«Quella era un’altra storia e un’altra squadra, ma il principio di fondo è lo stesso, ci può stare. Nel calcio di oggi quella del “vendere per comprare” è una realtà con cui si può doversi trovare a fare i conti. Non è un obbligo, però. Può diventare una necessità».

Dietro i giallorossi, e accanto agli azzurri, ci sono i bianconeri: vincenti ma meno convincenti, concorda?

«Ho visto poco, ma sei vittorie e un pareggio nelle prime sette partite non mi sembra un bottino da buttare via».

Conte dice che il nemico è dappertutto, che si cerca di destabilizzare l’ambiente perché un successo bianconero per il terzo anno di fila non va bene a nessuno. Che ne pensa?

«Non ho gli elementi per dare una risposta. Di sicuro oggi gli allenatori sono bravi a motivare la squadra e a tenere la tensione giusta nell’ambiente: penso che tutto si possa ricondurre a questo ma, ripeto, non ho seguito queste vicende. E’ normale, comunque, che chi vince per due anni di fila sia sempre nel mirino».

Gli avversari stanno imparando a conoscere il gioco bianconero e prendere le giuste contromisure: quando la critica osserva che bisognerebbe contro-replicare con più fantasia e abilità nell’uno contro uno, le fischiano le orecchie?

«Non da così distante… Passiamo alla prossima domanda?».(…)

Prandelli ha appena riparlato di Totti in Nazionale, ma nei mesi scorsi non aveva escluso la convocazione di un esperto tipo lei o il capitano giallorosso…

«Solo uno dei due? Guardi che siamo una bella coppia… Battute a parte, ringrazio Prandelli per la stima e la considerazione, e gli faccio i complimenti per il grande lavoro che sta portando avanti».

Intanto in Brasile avrebbe potuto giocare, ma ha detto no per portare avanti un progetto…

«C’è stata questa opportunità, con il Flamengo: sono stato onorato dell’interesse di un club così ricco di storia, ma anche di futuro, però avevo preso un impegno qui a Sydney e l’ho mantenuto».

Cosa pensa delle tante curve chiuse per razzismo in Italia?

«Penso che a molti farebbe bene trascorrere un po’ di tempo qui in Australia, in una società davvero multietnica, e si renderebbero conto di quanto sia assurda ogni forma di razzismo e discriminazione».

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