(A. Austini) Detto papale papale, se non ci fosse la Roma il Napoli vivrebbe molto più sereno. E viceversa. C’è posto per una sola regina del centro-sud nel campionato col baricentro spostato al settentrione: ecco perché la sfida di venerdì all’Olimpico va oltre il primato nell’attuale classifica e l’assegnazione del ruolo di vera anti-Juventus.
Roma e Napoli sono destinate a combattere una contro l’altra da quando De Laurentiis ha risollevato il club azzurro dalle macerie. Due competitor diretti a caccia della stessa fetta di mercato e divisi nelle questioni di Lega: hanno bacini d’utenza assimilabili, occupano la stessa fascia nella ripartizione delle risorse tv e, di conseguenza, dispongono di un budget quasi identico per costruire le squadre. Il club giallorosso fattura 124 milioni di euro e rimpiange i soldi della Champions, quelli che hanno consentito al Napoli di alzare i ricavi a 150 milioni nel 2012. Numeri ancora lontani da quelli che servirebbero per sfidare le big d’Europa.
Ma in Italia, si sa, le società vanno avanti con la benzina delle televisioni. Dietro le «grandi del nord» al quarto posto nella classifica degli introiti c’è proprio il Napoli che ha incassato circa 61 milioni nell’ultima stagione per i diritti tv «centralizzati», precedendo la Roma che si è attestata a quota 59.
I migliori risultati sportivi degli azzurri negli ultimi anni incidono nel calcolo . Non a caso,appena è sfiorita la Roma dei Sensi e di Spalletti, è stato proprio il Napoli a infilarsi tra le milanesi e la Juventus. Non ha vinto ancora uno scudetto, ma è riuscito a entrare tra le prime sedici della Champions con Mazzarri. Adesso conta di arrivare molto più lontano, ma deve guardarsi dai giallorossi che sembrano aver completato la rincorsa e puntano al contro-sorpasso.
Rivali sul campo, sì, ma solo come conseguenza finale. I rapporti tra le società, tutto sommato buoni, si sono incrinati quest’estate. Prima la «sparata» di De Laurentiis sull’offerta, a suo dire, presentata direttamente a Unicredit per comprare Marquinhos e Lamela, poi il tentativo diretto – e vietato – con il papà dell’argentino per offrirgli un contratto sontuoso. È stato soprattutto lo sgarbo fatto su Lamela a suscitare le ire di Trigoria, con tanto di telefonata bollente tra i direttori sportivi Sabatini e Bigon. Il primo ha anche denunciato pubblicamente la vicenda, senza in realtà citare mai il collega, attirando l’attenzione della procura federale che per ora non si è mossa. Ma non è detto si fermi qui.
Se c’è un uomo che De Laurentiis invidia alla Roma è proprio Sabatini, per la sua capacità di andare a pescare talenti giovani e meno costosi dei campioni già affermati. Lamela e Marquinhos, appunto, li avrebbe voluti lui. Ecco perché, cercando «prodotti» simili, i due club si incrociano spesso nelle trattative. In estate si sono contesi Rafael, finito a Castelvolturno dopo essere stato per due volte a un passo da Trigoria. La Roma il portiere lo è andato a prendere proprio a Napoli, pagando 500mila euro non preventivati per portarsi a casa il 36enne De Sanctis.
Presto ai due allenatori potrebbe servire un difensore. E gli occhi di Sabatini e Bigon, fra i tanti, sono finiti sul centrale colombiano Balanta del River Plate. Vent’anni, bel fisico, non è sfuggito agli osservatori dei grandi club d’Europa. Un altro duello ripetersi su Wallace, che l’Inter difficilmente confermerà a fine stagione. Il giovane terzino brasiliano era nelle mani della Roma per mesi, poi l’ha mollato puntando sul più esperto Maicon, e guarda caso, a quel punto c’è stato un sondaggio del Napoli. Wallace è di proprietà del Chelsea ma le difficoltà nel fargli ottenere un permesso di lavoro in Inghilterra potrebbero costringere gli inglesi a cederlo di nuovo.
De Laurentiis e Pallotta si fidano dei loro direttori e pensano a programmare tutto il resto. A cominciare dallo stadio, uniti dalla voglia di regalarne uno di proprietà ai rispettivi club. Hanno scelto strade molto diverse: il napoletano è in trattativa con De Magistris per ottenere la gestione diretta del San Paolo che necessita di una ristrutturazione per diventare «moderno», gli americani aspettano invece di posare la prima pietra di un impianto nuovo di zecca che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. Ma la strada è lunga e tortuosa.
I due presidenti non hanno ancora avuto modo di scambiarsi qualche idea di persona. Non avrebbero problemi a farlo: De Laurentiis parla un ottimo inglese e si sente molto americano, Pallotta ha comprato la Roma in omaggio alle sue origini italiane.Chissà se ha mai visto un Cinepanettone a Boston.