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IL ROMANISTA. Rialziamoci!

 

As Roma

(T.Cagnucci) –  Eccolo, è arrivato il momento più brutto. Quello che tanti nei facili oziosi discorsi estivi avevano persino messo in preventivo: «Ci saranno momenti difficili, ma d’altronde quando si cambia tutto è così…»; «Quando si ricomincia ci vuole pazienza», «La differenza la si fa proprio in quei momenti lì».

Discorsi facili da fare quando li fanno tutti. Eppure stamattina rischi il ricovero in manicomio se ne fai soltanto accenno. Così come se ricordi altri ritornelli di massa, pensieri a buon mercato:«Chissà quando avremo una società come l’Udinese che ha difeso Guidolin dopo cinque sconfitte nelle prime cinque partite…»; oppure:«Una come il Milan che ebbe il coraggio di scegliere e difendere uno sconosciuto come Sacchi»…eccetera. Adesso. Adesso ce l’abbiamo questa società. E adesso è il tempo di fare quei discorsi e non è un caso che la società ieri li abbia fatti. Lo ha fatto con il suo direttore generale, Franco Baldini, ed è sacrosanto che i tifosi possano essere in disaccordo. Tanto più dopo una partita come quella di ieri in cui Luis Enrique ha sbagliato tutto: Cicinho titolare, Totti in panchina, cambi che definirli assurdi e senza senso (Greco! Simplicio! Angel a centrocampo!) è un complimento, un altro gol preso su calcio d’angolo, la parata di Bojan, il gol del Tanke (!) Silva, tre espulsioni e l’impressione che sia pure una disamina benevola questa.

Il tifoso della Roma ha sempre ragione, ma, anche se sembra antidemocratico, non è questo il punto. Perché non sono certo i tifosi della Roma il problema (i tifosi della Roma sono la cosa più bella che ci sia, cioè la Roma). Se la società ci crede è giusto che imponga le proprie scelte, è quello che definisce il suo stile e il suo profilo, e in questo tempo meschino sono cose che hanno qualche bel significato. Sarà la storia che darà un giudizio, ma l’importante è agire sempre sentendosi pieni, in coerenza con i propri principi, le proprie idee, non perché sia naif, piuttosto perché è solo così che arrivano i grandi risultati. Non è questo il momento della stagione per cambiare l’allenatore (e speriamo non lo sia mai), non è questo il momento storico per questa società. Questo è il momento di dirsi le cose fastidiose e sgradite (anche, per esempio, a costo di apparire piccoli piccoli, che il rigore forse non c’era e che quel rigore ha condizionato tutto, senza che questo sia un alibi, senza che questo valga mezzo punto in pagella a Luis Enrique, visto che nessuno lo ha sottolineato e anche qui rimane fra parentesi).

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