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IL MESSAGGERO La sfida dei fratelli d’Italia

(U. Trani) «Vinci tu». «No, io no». Il refrain ricorda tanto quello di Iannacci, anche se al microfono sono i due giovani rampanti della nazionale: Florenzi e Insigne, amici dai tempi dell’Under 21, si sono presi in giro per dieci giorni. E, facendo leva sulla scaramanzia, si sono dati per perdenti. Lo scherzo è durato tanti allenamenti e fino all’ultima gara delle qualificazioni mondiali, martedì sera al San Paolo contro l’Armenia. Sanno che, però, è il momento di fare i seri, lasciando stare baci, abbracci e complimenti: all’Olimpico, domani sera, giocano in anticipo per lo scudetto, duello inedito per la Roma e il Napoli che finalmente si incrociano ad alta quota.

PICCOLE GRANDI ALI – Adesso i due giocano nello stesso ruolo: Alessandro e Lorenzo sono esterni offensivi. Il secondo ha sempre scelto quella posizione, da Zeman a Benitez passando per Mazzarri e Mangia non ha dovuto mettere in discussione il suo dna calcistico; l’altro l’ha scoperta con Garcia. Perché il romanista, almeno stando ai suoi primi passi nelle giovanili giallorosse, si stava preparando a una vita da mediano. A Crotone, però, si è ritrovato terzino, ruolo che lo stesso Prandelli, due mesi fa nell’amichevole contro l’Argentina all’Olimpico, gli ha affidato senza starci a pensare troppo su. L’anno scorso è tornato a fare la mezzala, sulla corsia sinistra da intermedio e per coprire le spalle a Totti nel 4-3-3 del boemo. Ma in due anni ha scalato il campo. Ora è l’assù, in alto nel tridente del tecnico di Nemours. Con Gervinho o Ljajic si scambia al massimo la fascia. Florenzi parte a destra, se può. Sa stare a sinistra, se serve. Lì attacca Insigne. Destro anche lui, come il fratello giallorosso. Su quella corsia il partenopeo sta alla grande: Zeman lo voleva lì. Tagli e tiri. E lo chiedeva alla Roma, prima scelta tra i gioielli del Pescara. Avrebbero dovuto stare insieme nella Roma, si sono ritrovati, dopo l’avventura di giugno in Israele all’Europeo Under 21, a far reparto nell’Italia contro l’Armenia, prima al San Paolo per Lorenzo e prima da titolare per Alessandro.

ECCE BOMBER – Strane le cifre che accompagnano i due ventiduenni nelle sette giornate del torneo. Florenzi, 6 gare da titolare e 7 presente, è il miglior marcatore della Roma con 4 reti. Meglio di Totti, Ljaijc e Gervinho, gli altri uomini del tridente che sono fermi a 3. La capolista ha l’attacco più prolifico, con 20 gol e 9 marcatori diversi. La sorpresa, però, è proprio Alessandro che ha già segnato come nella stagione scorsa, in 39 presenze (comprese le 3 di coppa Italia), e superando se stesso in campionato (3 l’anno passato, il quarto in coppa), anche se in B, con il Crotone, arrivò addirittura a 11. Con Garcia ci ha preso gusto: si presenta spesso al tiro e sembra particolarmente ispirato.

C’È SOLO LA CHAMPIONS – L’unico gol stagionale di Insigne è da applausi. Al San Paolo, nella notte del debutto in Champions contro il Borussia Dortmund, punizione alla Dieguito e due denti rotti per il portiere avversario finito contro il palo. Pericoloso per la Roma il digiuno di Lorenzo in campionato: 7 presenze e 0 reti. Nel Napoli il gol non parla italiano: 18, solo stranieri. Con Zeman il partenopeo ha dato il meglio di sé: 26 reti a Foggia in Prima divisione (di cui 7 in coppa) e 20 a Pescara in B (2 in coppa). Nella stagione passata 5 reti (nessuna in Europa League e in coppa Italia) per assaggiare la serie A. Martedì l’assist a Florenzi che per la prima volta ha colpito anche in azzurro e di testa come quest’anno contro il Bologna. «Ma c’è da stare attenti a lui» dice Alessandro. «Temo Lorenzo più di Higuain. Scherzo…». Non del tutto.

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