All’interno di questo spazio, che verrà riproposto con cadenza settimanale (ogni lunedì), saranno scelti “I Fantastici 4” di ogni partita che disputerà la Roma. Dei migliori 4, sia giallorossi che avversari a seconda dei meriti, ne verrà preso uno per ruolo. Potrà esserci un’eccezione per il portiere qualora uno dei due non fosse minimamente impegnato e l’altro sommerso di gol (vedi Roma-Bologna); in tal caso, verrà sostituito dall’allenatore. Per il resto, un difensore, un centrocampista ed un attaccante. Sarà questa la conformazione della rubrica “I Fantastici 4”.
PORTIERE: E’ una furia. Protesta, sbraccia, urla, sgrida ed esulta come un ossesso. La sua esaltante corsa “sotto il settore” (il cui video a 24 ore di distanza ha già sfondato il muro delle 100.000 visualizzazioni) è l’essenza stessa della prova romanista ad Udine: grinta, tenacia e perfetta coesione nello spirito con la massa giallorossa che ha invaso il capoluogo friulano. Ma 591’ minuti d’imbattibilità non si conquistano soltanto grazie al più fumantino degli atteggiamenti. De Sanctis, infatti, arriva dappertutto in uscita e dove non arriva, come in occasione del tiro di Muriel, viene aiutato dai legni. Fortuna audaces iuvat: non smetteremo mai di ripetercelo.
DIFENSORE: Queste prime nove gare disputate dalla Roma portano con sé una miriade d’immagini; si potrebbe formare un suggestivo album d’istantanee che meglio d’ogni altra parola o commento saprebbero raccontare una cavalcata storica, che nessuno finora era stato capace di portare a termine. Da Udine – insieme alla corsa di De Sanctis – porterei via anche lo scatto del circense salvataggio sulla linea di Castan. Perfetta coordinazione, sapiente anticipazione dei movimenti del pallone, selvaggia e primitiva cattiveria nel gesto in sé: la rovesciata del brasiliano è il manifesto di una difesa impenetrabile. Leo – come viene amichevolmente apostrofato dal suo partner Benatia – durante tutto il corso dei 90’ è chiamato a superarsi per star dietro a due che, a bocce ferme, potrebbero rubargli un metro ogni cinque. Semplicemente granitico.
CENTROCAMPISTA: Il motivo per cui circa il 90% dei tifosi romanisti – scaramantici a parte – avranno pronunciato la seguente frase: “è l’anno nostro”. Superare la prova del nove di un’annata che sta andando oltre la più rosea delle aspettative sarà possibile grazie a Michael Bradley, americano del New Jersey, che al rientro dall’infortunio alla caviglia indica la via per il nono acuto di una sinfonia che sembra non voler più smettere di riecheggiare in ogni angolo della penisola. Il destro piazzato con cui trafigge Kelava – per lui, centrocampista di quantità più che di qualità – è forse uno dei migliori che gli siano mai riusciti su un campo di calcio: avrebbe potuto avere in mente un giorno più adatto per sfoggiarlo ? Probabilmente no. Di quantità e sostanza in mezzo al campo non se ne ha mai abbastanza: bentornato Captain America !
ATTACCANTE: Che Ljajic fosse un talento meraviglioso lo sapevano più o meno tutti; che il serbo, invece, si sarebbe sacrificato completamente per la squadra è un altro paio di maniche e nessuno l’avrebbe mai immaginato. Se non Garcia, che è riuscito a conquistare questo ragazzo come nessun altro allenatore aveva fatto. Montella e Mihajlovic – per non parlare di Rossi – avranno presumibilmente tentato di predisporre Ljajic ai ripiegamenti difensivi che ha messo in mostra ieri, non riuscendo però ad ottenere più di una smorfia. Il “bad boy” dipinto dalla maggioranza degli addetti ai lavori è ormai un lontano ricordo. Adem – contagiato da uno spirito di squadra cameratesco – non si accontenta più di mettere a disposizione dei compagni “soltanto” la sua straordinaria classe. Con l’Udinese, dopo un primo tempo sonnecchiante fatto di strappi mai incisivi, nella ripresa, ed a maggior ragione in seguito all’ingenua espulsione di Maicon, è riuscito a tenere in piedi l’attacco, impegnando i centrali avversari (rimasti in due) anche grazie al sostegno dei centrocampisti. L’azione del gol ne è l’emblema: Strootman si propone come incursore e, servito da De Rossi, anziché mandare in profondità Ljajic o Marquinho, serve l’arrembante Bradley che dal limite può battere a rete indisturbato. Facendo il gioco delle percentuali, il giovane serbo – senza nemmeno toccare la palla -, si porta a casa almeno un 20% del merito, se non un 30%. Il resto della torta se lo spartiscono i due mediani. Anche se siamo certi che, rimanendo in chiave di metafora, gli stessi protagonisti dell’azione che ha portato i tre punti sarebbero i primi a voler dividere quella “torta dei meriti” con ognuno dei propri compagni, da Totti a Federico Ricci.
Leonardo Franceschini