(T.Carmellini) – Un po’ Colosseo, un po’ nido d’uccello, con quelle lunghe colonne bianche all’interno che mixano l’involucro «storico» con la tecnologia pretesa da un impianto sportivo di ultima generazione. È lo stadio della Roma, che Il Tempo pubblica in anteprima, a ridosso della presentazione ufficiale del progetto che potrebbe arrivare entro la fine dell’anno: ma anche slittare di qualche mese. E proprio i primi giorni di dicembre potrebbero essere quelli buoni, visto il ritorno in Italia del presidente James Pallotta previsto poco prima della sfida all’Olimpico tra Roma e Fiorentina in programma l’8 dicembre che servirà anche agli auguri di Natale e magari chissà… a mettere il nuovo stadio sotto l’albero.
È tutto pronto quindi, manca solo la presentazione di un progetto al quale la società giallorossa lavora da tempo e che fu anticipato, dieci mesi or sono, il giorno dell’accordo con il costruttore romano Parnasi in «video-conference» dagli States. Bellissimo l’impianto disegnato dall architetto americano Dan Meis che dal suo studio di Los Angeles ha sfornato questo mix di tradizione e futuro perfetto per la collocazione romana: a due passi dal centro della Capitale nella zona di Tor di Valle (Roma Sud) dove una volta correvano i cavalli del trotto romano ora traslocati all’ippodromo delle Capannelle.
Terreni acquistati da Parnasi alla «modica» cifra di 42 milioni. Sarà uno stadio da 55/60 mila posti a sedere, un impianto dell’ultima generazione che riqualificherà l’intera area e che dovrebbe garantire alla società giallorossa un ritorno economico non indifferente: «Conditio sine qua non» della permanenza a Roma di Pallotta & Co. Il tifoso, come accade in molti stadi inglesi, potrà comprare in anticipo il suo posto allo stadio: che sarà sempre e solo suo. La nuova casa della Roma poi avrà un’area ospitalità pazzesca, centro congressi, e lapossibilitàdi essere utilizzata tutti i giorni della settimana per attività alternative come accade per tutti i grandi impianti americani: una vera e propria «casa dello sport», attorno alla quale è facile immaginare il sorgere di altre strutture. Un NikeTown modello Berlino ? Possibile.
La vera incognita al momento e una delle cose che più interessa ai tifosi della Roma, è il nome che il nuovo impianto prenderà. Il club giallorosso si è da tempo attivato in quello che viene chiamato «naming»: ossia trovare uno sponsor che contribuisca alle spese di realizzazione e al quale intitolare lo stadio. Sul modello dell’Emirates Stadium dell’Arsenal tanto per intenderci, strada che la Roma sta percorrendo trattando personalmente con gli sponsor a differenza di quanto fatto dalla Juventus che ha venduto il nome a una società esterna per 100 milioni: ora la suddetta società tratterà con uno sponsor privatamente e darà il nome a quello che al momento viene ancora chiamato Juventus Stadium. L’altro interrogativo è levato ai tempi di realizzazione. «Non siamo in ritardo sullo stadio» a detto lunedì il dg Baldissoni all’assemblea degli azionisti andata in onda a Trigoria.
Ma forse qualche mese di ritardo è anche fisiologico per una stuttura così imponente per realizzare la quale la Roma si appresta a formare una NewCo con Parnasi (ma che aspettano!?). Quindi: un anno per posare la prima pietra dal momento della presentazione del progetto (così aveva detto il Ceo giallorosso Zanzi il giorno dell’ufficilizzazione dell’accordo con Parnasi dagli States). Poi due anni dall’inizio dei lavori al completamento dell’opera nel quale Pallotta sogna di poter giocare a partire dalla stagione 2016/2017: «Mi piacerebbe che il primo gol nel nuovo impianto lo realizzasse Totti» aveva detto all’epoca il numero uno giallorosso. Il Capitano, se tutto fila liscio, avrà quarant’anni: ma vista la sua longevità non si può mai dire… anzi!