(M. Evangelisti) – Improvvisamente Rudi Garcia ha capito che cosa farsene di dieci vittorie consecutive, ma anche di undici o dodici se proprio bisogna. Diceva: nessuno di noi pensa a battere record, i record non vengono premiati con punti, la Roma vuole semplicemente far sua ogni singola partita, è per questo che esistono giocatori, allenatori e il calcio. Ma lui, come ogni filosofo empirico, è perennemente alla ricerca di stampelle alle quali appendere le proprie convinzioni. Arrivato a stabilire il record italiano di successi consecutivi all’inizio del campionato, ha ravvisato la contraddizione insita nelle sue lezioni di umiltà e pragmatismo. Se si vincono tutte le partite si stabiliscono record e insieme arrivano i punti, dunque non è vero che l’impresa non valga la spesa. Con la contraddizione, Garcia ha scoperto anche il modo di inserire il primato stabilito dalla Roma e soprattutto quelli ancora da venire nel suo sistema di valori. «Adesso c’è un altro primato, quello europeo, le undici vittorie del Tottenham 1960» , da raggiungere superando questa sera il Torino. (…)
ROBA NOSTRA – Vale di tutto un po’. I giallorossi si sono eccitati all’idea di una serie senza scadenza, di una stagione perfetta, l’allenatore ha preso gusto a sentirsi chiedere dei suoi segreti e delle sue magie. L’incendio emotivo tiene alto il livello di entusiasmo della Roma, carburante generoso per le prossime partite. «E’ una serie nostra, ci appartiene, avvertiamo il desiderio di prolungarla il più possibile. Dopo la decima vittoria, che è record vero, ho avvertito solo miglioramenti nello stato d’animo dei ragazzi. L’emozione, la determinazione sono cresciute» . Soprattutto, Garcia pone davanti ai suoi un fine per farne un mezzo. Tra le molte cose di cui ha parlato e che pretende una gli sta a cuore in particolare: pensiamo a una partita, la superiamo, concentriamoci subito sulla prossima. A questo serve la serie positiva. «Ci costringe a guardare solo in direzione della gara successiva, togliendoci dalla testa il resto» . Ogni incontro è diventato un simbolo e un piccolo mito in sé. Sbiadiscono in questi giorni il vantaggio in classifica, il piazzamento finale, gli inseguitori «che stanno tenendo una media da scudetto, come altro volete chiamare otto vittorie, un pari e una sconfitta?» . E’ passato il Chievo, e sono dieci. Si propone il Torino, e forse saranno undici o forse no, dipenderà dalla determinazione dei romanisti oltre che dagli avversari, dal caso, dalle circostanze, dalla serenità degli arbitri.