(R. Beccantini) – Stop. Primo o poi doveva succedere. Cerci uno Roma uno. La fabbrica di Rudi Garcia ha chiuso dopo il gol di Strootman e riaperto dopo il pareggio. Troppo tardi. Alessio Cerci, 26 anni, scuola Roma: il dribbling come manifesto. Solo contro tutti. Dalla capolista, piccoli cali di tensione. Le assenze di Totti e Gervinho pesano. Da una parte, il Toro di Ventura; dall’altra, dieci vittorie di fila: il risultato è storia, non cronaca. E la classifica a qualcuno piace calda: Roma 31, Juventus e Napoli 28.
INTRECCI. Stasera, il Real di Cristiano Ronaldo e Bale nella tana della Juventus. Domani, Napoli-Marsiglia. Domenica, a Torino, “spareggio” Te – vez-Higuain, con la Roma che, famelica, ospiterà il Sassuolo (e poi il Cagliari). Conte ha gli stessi punti di un anno fa. Ha aggiustato la difesa, deve recuperare il miglior Marchisio. Da quando è esploso Pogba, è calato proprio lui. Sul fronte Pirlo, per l’eredità consiglio Cigarini dell’Atalan – ta, classe 1986, visto che arrivare al parigino Verratti sarà molto, molto difficile. Berlusconi e Galliani hanno rinnovato la fiducia ad Allegri. Barbara, lei, invoca un cambio di filosofia aziendale. Non cita Adriano ma lo evoca. Traduttori all’opera, fra svolte epocali all’Inter (Moratti- Thohir) e baruffe familiari al Milan.
STAMPELLE. Se il campionato è un disastro, la Champions offre generose stampelle: neppure un eventuale k.o. a Barcellona, domani, dovrebbe scongiurare l’ingresso negli ottavi. Tra le macerie lasciate dalla ruspa fiorentina, anche il caso portieri. Da Abbiati a Gabriel, “via” Amelia, il quadro rimane critico.
SU E GIÙ. Il 26 maggio, la Lazio soffiava la Coppa Italia alla Roma, 1-0, gol di Lulic. Trigoria schiumava di rabbia, Garcia non esisteva ancora, Petkovic diventò un modello. Sono passati cinque mesi. Nulla è più come prima, nella Capitale: Roma, una strordinaria arrampicata; Lazio, un inesorabile declino. Persino il Genoa gliele ha cantate all’Olimpico. Klose non basta, Hernanes si è perso, l’unico “trionfo” di Lotito resta l’incasso, non precisamente fifty-fifty, della Supercoppa (strapersa in casa con la Juventus, a proposito). Petkovic non è più il genio della lampada. Rischia il posto, come un imbonitore qualsiasi.