(V.Meta) – irrinunciabile. Era cominciata sotto ben altri presagi, la terza stagione in giallorossi di Miralem Pjanic, che adesso vive un momento talmente «fantastico» che perfino le «beghe contrattuali» (definizione di Sabatini) sembrano aprire a una felice risoluzione. «La società sa molto bene quello che penso – le parole del bosniaco nell’intervista rilasciata a Sky -. Ho ancora un anno e mezzo di contratto e sono qua, vediamo dopo che succederà. Io sto molto bene qui e la società lo sa, poi quando sarà il tempo ne parleremo». Intanto c’è da portare il più in alto possibile una Roma mai così bella da quando c’è lui. Che con De Rossi e Strootman potesse formare il centrocampo più forte d’Italia, qualcuno l’aveva intuito già da Riscone, che potessero far girare la squadra così bene da subito era invece un po’ meno prevedibile.
L’italiano (sua sesta lingua) lo padroneggia ormai con disinvoltura, al punto da permettersi di scegliere con cura le parole quando dice che «questo è un momento fatastico, da sogno. Tutte le squadre provano a vincerle tutte, ma è difficile e noi ci siamo riusciti. Trentuno punti su trentatré è qualcosa di straordinario. Non dobbiamo dimenticare che le altre due che sono dietro hanno fatto un campionato molto buono». Altre due, Juve e Napoli, che domenica si toglieranno punti a vicenda affrontandosi nel posticipo dello Juventus Stadium. La Roma, che avrà già giocato con il Sassuolo, potrà fare finalmente quello che tutta Italia ha fatto nelle ultime due partite, che i giallorossi hanno giocato per ultimi: accendere la tv e gufare. «Se tiferò per il pareggio? Be’, sarebbe un bel risultato – ammette Pjanic -. Guardiamo a noi, però. Dobbiamo vincere il pomeriggio con il Sassuolo, poi quello che succede succede, noi comunque vogliamo allungare la distanza». Anche perché quanto alla vittoria del campionato, Juve e Napoli restano favorite: «Sì, hanno una grande squadra e sono favorite dall’inizio del campionato. Si diceva fin dall’inizio che fossero loro i favoriti e sono riamasti tali». Quello che non si diceva era che la Roma potesse andare così forte e mettere in fila una striscia di vittorie che ha fatto la storia del calcio italiano. Per quanto a Trigoria non arrivino che gli echi delle celebrazioni internazionali, la consapevolezza di aver fatto qualcosa di fuori dal comune c’è: «E non vedo perché non dovremmo riuscire a mantenere questo ritmo – dice Miralem -. Noi proviamo a vincere ogni partita, adesso c’è il Sassuolo e fino alla fine la Roma lotterà per questi tre posti e per dove siamo ora». Quanto a lui, il rendimento di questo inizio di stagione gli è servito a scrollarsi di dosso l’etichetta di bravissimo ma incompiuto, giocatore di classe cristallina cui però troppo spesso nella gestione di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli non aveva fatto seguito la continuità. Adesso Pjanic è uno che c’è sempre e segna pure gol pesanti, da quello splendido contro il Verona alla prima in casa alla doppietta da calcio da fermo che ha piegato il Napoli in una notte in cui tutto sembrava andare per il verso sbagliato.
L’assenza di Totti e Gervinho sta penalizzando anche lui, che con loro aveva gioco facile in impostazione e che a Torino è stato chiamato agli straordinari in attacco. Garcia, che se lo ricordava bene per averlo affrontato ai tempi del Lione, non ha mai avuto dubbi su di lui: la sua Roma non poteva fare a meno di uno come Pjanci. «Il feeling tra noi e il mister c’è stato subito, fin dall’inizio della stagione – racconta lui -. Quando abbiamo parlato dei nostri obiettivi, lui mi ha fatto sapere che mi voleva dare un ruolo importante e io me lo devo meritare, ho sentito la fiducia e ho sentito che è un allenatore che mi può far crescere. Ha fatto bene a dare fiducia a tu