(D.Giannini) – Miglior difesa senza discussioni e secondo miglior attacco. Fine. Sono questi i numeri che contano, oltre ovviamente a quello dei punti in classifica. Il resto sono dubbi e preoccupazioni che non hanno motivo di esistere. Come l’improvvisa ansia per un attacco spuntato. Un attacco al quale secondo alcuni mancherebbe il bomber che fa la differenza. Un pensiero nato scorrendo la classifica dei cannonieri della Serie A nella quale per trovare il primo romanista (Florenzi, con 4 reti) bisogna scendere fino al sedicesimo posto. Dato reale, ma parziale. Perché ci sono gli infortuni di Totti, Gervinho e Destro a pesare. Ma, aldilà di questo, se anche fossero stati tutti sempre a disposizione e nessuno di loro fosse stato in testa alla graduatoria, non ci sarebbe stato da preoccuparsi. Anzi, esattamente il contrario. Perché quasi sempre la squadra che può contare sul capocannoniere della Serie A non vince il campionato. Sembra strano ma è così. Soprattutto nel calcio moderno, neanche poi tanto, dalla fine degli anni 70 in poi. Il capocannoniere campione d’Italia è un’eccezione, una mosca bianca, un caso raro.
Quanto ? Succede meno di una volta su cinque. Negli ultimi 37 campionati è successo solo 7 volte, ovvero nel 18 % dei casi, meno di una volta su cinque. Un’inversione di tendenza rispetto ai tornei della seconda metà degli anni 40 e poi negli anni 50 e 60. Un calcio diverso, quello di oggi, in cui a vincere è sempre più la difesa. Un tendenza in aumento di anno in anno. Negli ultimi 21 tornei, dalla stagione 1992-93 a oggi, l’accoppiata capocannoniere-scudetto si è verificata appena 3 volte. Nel campionato 2001- 2002 fu Trezeguet a rompere la regola, anche se in coabitazione con Dario Hubner, e poi a vincere il tricolore con la Juve. Nel 2003-2004 fu il turno di Shevchenko col Milan, nel 2008-2009 quello di Ibrahimovic con l’Inter. Poi basta. Niente più. 3 su 21, vale a dire il 14 per cento, o più semplicemente una volta su sette. Sarebbe già più che sufficiente questo per guardare con enormi speranze al resto del campionato. Ma, se non si è ancora convinti, si può ricordare che le tre volte in cui la Roma ha vinto il campionato non ha mai avuto il bomber più prolifico della Serie A. Nel 41-42 fu Boffi del Milan, nel 1982-83 Platini, nel 2000-2001 lo “scucito” Hernan Crespo. E allora ben venga la cooperativa del gol romanista. Ben vengano i tanti giocatori differenti già andati a segno in campionato. Da De Rossi a Livorno a Borriello contro il Chievo: sono 12. Che con Longhi domenica fa 13 ma non vale. E allora niente visi scuri per il sedicesimo posto nella classifica marcatori che peraltro è destinato a migliorare quando Totti e Gervinho faranno il loro ritorno, quando rientrerà Destro. Contano solo i gol fatti e ancor di più quelli non subiti. Il resto è semplicemente un altro passo verso un grande sogno…