(G. Capuano) – Non solo un danno di immagine e una brutta figura in giro per il mondo, come certamente sarà vedere lo Juventus Stadium con le curve vuote dopo aver ammirato identico ‘spettacolo’ a San Siro e all’Olimpico di Roma. La guerra dichiarata dagli ultras al calcio italiano sta costando ai club una vera e propria stangata in termini economici con l’unica consolazione che i soldi spesi in multe sono destinati a progetti di promozione e beneficenza.Il conto presentato dal Giudice sportivo Tosel è salatissimo: 840.000 euro dopo le prime 12 giornate. Un anno fa di questi tempi eravamo fermi a 344.500, due anni fa non si arrivava a quota 200mila (192.500 euro). Di questo passo il totale raggiunto lo scorso maggio e che già aveva suscitato scalpore (circa 1,5 milioni di euro) sarà frantumato alla fine del girone d’andata con proiezione di 2,6 milioni a fine campionato. Dati confrontati anche grazie al database del blogger Maurizio Romeo (@Mau_Romeo), l’unico che consenta una comparazione completa anche per tipologia.
IL PODIO DELLE ‘CATTIVE’ – Non è una novità che in testa alla classifica delle tifoserie meno disciplinate ci sia la Juventus. E’ già accaduto nella passata stagione (327.000 euro in campionato) e il totale del club da quando è stato inaugurato lo Juventus Stadium sfiora ormai i 700mila euro. Da questa estate la società campione d’Italia ha pagato fin qui 145.000 in multe, la maggior parte delle quali per cori di discriminazione territoriale e razziale (80.000). Possibile nello stadio ritenuto modello di sicurezza? Possibile, intanto perché gli ultras bianconeri non si sono piegati alla tolleranza zero delle nuove norme sulla discriminazione e poi perché, come ha spiegato il Viminale a Panorama.it , perché lo Juventus Stadium è un impianto concepito proprio per rendere più efficace il controllo sui comportamenti degli spettatori.
Sul podio insieme alla Juventus ci sono Roma (136.000 euro) e Napoli (114.000); i partenopei pagano soprattutto le intemperanze della parte calda della loro tifoseria e quanto accaduto nella trasferta di Torino è purtroppo una triste consuetudine costata fin qui 107.000 euro tra lancio di oggetti verso i tifosi avversari e di petardi. La classifica prosegue con Milan (109.000), Inter (89.000), Torino (61.000), Verona (40.000), Lazio (37.000), Bologna e Atalanta (30.000), Parma (15.000), Cagliari (10.000), Catania (9.000), Fiorentina (5.000), Sassuolo (4.000), Sampdoria e Livorno (3.000). A quota zero multe ci sono Udinese, Genoa e, soprattutto, Chievo e anche in questo caso non si tratta di una sorpresa considerato che anche nella passata stagione i veronesi chiusero immacolati.
I CORI COSTANO OLTRE 300.000 EURO – Interessante constatare l’impennata delle sanzioni per i cori di discriminazione territoriale e razziale. I club hanno già versato alla Lega un grande assegno da 330.000 euro suddiviso in cori razziali (60.000) e di discriminazione territoriale (300.000 con sconticino di 30.000 dopo ricorso). Rispetto alla passata stagione un balzo avanti del 419% e addirittura sei volte tanto se si prende come metro di confronto il campionato 2011-2012. I dati della discriminazione territoriale sono impressionanti: dopo 12 giornate non erano segnalate multe nelle ultime due annate mentre oggi siamo già a quota 300.000. Se serviva una conferma di come si sia alzata la soglia d’attenzione degli ispettori federali ecco la risposta numerica.
DANNI PER MILIONI DI EURO – Molti sono portati a ritenere che l’impatto delle multe sui bilanci di club che fatturano centinaia di milioni di euro sia irrilevante. In assoluto è vero che risulta molto meno pesante pagare 50.000 euro al Giudice sportivo che macchiarsi l’immagine con una curva chiusa per razzismo, però il confronto sul medio periodo smentisce anche questa leggenda. Per fare un esempio concreto, la Juventus dal 2009 a oggi ha pagato in multe 1.026.000 euro, seguita a ruota dalla Roma (874.000) e dall’Inter (650.000). Se gli ultras continueranno di questo passo fino al termine della stagione, ad esempio, il danno per i bianconeri sarà paragonabile a quasi mezzo incasso di una gara casalinga di medio livello. Davvero non è il momento di rivalersi anche in termini economici sui responsabili di tale scempio?
Fonte: Panorama.it