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GAZZETTA DELLO SPORT Un sorpasso mondiale? Chissà

De Sanctis

(M. Cecchini) I luoghi comuni, a volte, raccontano anche la verità. Si dice ad esempio che i derby non finiscano mai, e forse non c’è una città in Europa come Roma che possa confermare tutto ciò. E allora nessuna meraviglia che, da qui a maggio, possa nascere un Roma-Lazio che valga un posto per il Mondiale in Brasile.Insomma, la sfida — estremamente sotterranea— tra Morgan De Sanctis e Federico Marchetti è già nata, anche se i due sono uniti da una solida amicizia. Il paradosso, in fondo, è che mentre il portiere della Lazio ieri si allenava a Coverciano, oggi sarà a Milano per la vigilia del match contro la Germania e lunedì addirittura giocherà nell’amichevole di Londra contro la Nigeria, quello dellaRoma lavora serenamente a Trigoria, dopo aver detto addio all’azzurro (anche per motivi familiari) il 26 marzo scorso, giorno del suo 36° compleanno.

Il ritorno E allora perché si profila un possibile ribaltone? Semplice: il c.t. come vice Buffon (spesso acciaccato) si sente più garantito dall’esperienza di De Sanctis che dall’esuberanza di Marchetti (11 presenze, 11 reti), tanto più che Sirigu (6 presenze, 6 gol al passivo in Nazionale) al momento sembra essere collocabile nel ruolo di terzo. Invece al portiere della Lazio viene richiesta quella serenità che al momento non è tra le sue doti migliori, come la gara di ottobre con l’Armenia ha dimostrato. Quel match ha spinto Prandelli a riprendere in considerazione l’ipotesi De Sanctis a cui—dopo un curriculum onorevole (6 presenze e 6 reti)—al momento dell’addio il c.t. aveva detto: se avrò bisogno, ti richiamerò.

La telefonata Con grande fair play, comunque, Morgan pochi giorni fa ha detto: «Senza neppure considerare Buffon, secondo me l’Italia — con Marchetti e Sirigu — è in ottime mani. Per questo spero che quella telefonata di Prandelli, a maggio, spero che non arrivi ». Speranza lecita, ma i sussurri di Coverciano raccontano come l’ottima stagione del giallorosso lo abbia riproposto alla ribalta internazionale, senza contare che l’abruzzese a quella telefonata risponderebbe senz’altro: obbedisco. D’altronde, tutti coloro che lo conoscono raccontano come Morgan sia innanzitutto un capo, uno abituato a comandare la difesa e a farsi sentire nello spogliatoio, riuscendo sempre ad accantonare l’emozione. Marchetti invece, a dispetto dei suoi 30 anni, sembra essere esplosivo tra i pali, ma un po’ fragile sotto pressione, cosa evidenziata soprattutto nello sfortunato Mondiale 2010, quando sorpassò proprio De Sanctis nelle gerarchie di Lippi per vedersi bruciato nel giro di due partite e mezzo. Insomma, è una sfida che parte da lontano, anche se vissuta con uno stato d’animo totalmente diverso. De Sanctis è già contento così, mentre Marchetti corre il rischio appunto di passare adesso da vice Buffon a primo tagliato nella lista Mondiale. Effetti collaterali di una maglia azzurra che pesa come un macigno e di un derby infinito che non ammette quasi mai un«e vissero tutti felici e contenti».

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