(V. Lo Russo) A cena con Amedei. Era un appuntamento fisso per la cosiddetta «vecchia guardia», le glorie di un calcio lontanissimo da quello di oggi che si riunivano almeno una volta al mese per trascorrere una serata in allegria e ricordare le loro storie, laziali e romanisti tutti insieme. Un’iniziativa di cui lo stesso Amadei si faceva promotore, racconta Giacomo Losi, storico ex giallorosso, uno dei suoi migliori amici. «Non solo un grande giocatore ma soprattutto un grande uomo, per la sua signorilità e la sua bontà». Tutti lo ricordano solo con la maglia della Roma: «Uno dei migliori giocatori del calcio italiano, quando arrivai a Roma tutti mi parlavano di lui, una famiglia eccezionale, un uomo straordinario dentro e fuori dal campo».
Perchè la bravura di Amadei non era legata solo al pallone. «Il suo forno è ancora oggi famoso in tutta Italia». Ma a distinguerlo da tutti gli altri un feroce attaccamento alla maglia: «Aveva difficoltà a giocare contro la Roma, anche quando cambiò squadra si dichiarava apertamente romanista e quando doveva incontrare la sua ex squadra quasi non voleva scendere in campo». Questo l’aspetto che emerge dai ricordi delle persone che lo hanno conosciuto.
Lo ha solo sfiorato Giorgio Rossi, storico massaggiatore della Roma che lo aveva incontrato recentemente: «Un ragazzo eccezionale nonostante l’età. Mi raccontò che quando giocava all’Inter aveva ricevuto un premio in denaro prima della gara come incentivo ad impegnarsi di più e quasi stentava a crederci. A Roma, diceva, non è accaduto mai». Amadei trattava tutti come fossero suoi fratelli. «Ogni volta che ci vedevamo sembrava che avessimo giocato insieme tutta la vita. Era nato con la maglia della Roma appiccicata, talmente affezionato ai colori giallorossi che si rifiutava di scendere in campo da avversario».