(L. Valdiserri) Il ricordo più bello di Amadeo Amadei, il centravanti della Roma scudettata nel 1942, morto ieri a Frascati a 92 anni, è quello di Francesco Totti. Da predestinato a predestinato: «Abbiamo perso un pezzo insostituibile della storia giallorossa e del calcio italiano. Amadei è stato un ragazzo prodigio, il più giovane ad esordire e a segnare in serie A. Da tutti, a Roma, è ricordato come il bomber del primo scudetto: non è un caso che lo abbiano inserito senza il minimo dubbio nella nostra Hall of Fame. È stato uno dei campioni più forti tra coloro che hanno indossato la maglia giallorossa. Mi unisco al cordoglio espresso dalla società e saluto con calore tutti i suoi cari».
Detto (quasi) tutto. Amadei era arrivato alla Roma di nascosto. I genitori — il padre aveva una panetteria a Frascati, da cui il soprannome di Fornaretto — non volevano che perdesse tempo giocando a pallone. Così Amedeo andò al provino senza dire nulla a nessuno. Era così bravo che lo presero e lo fecero esordire in serie A che non aveva nemmeno 16 anni. Un record che resiste ancora. Amadei era un tipo alla mano e spiritoso, di un calcio che non esiste più. Non gli piaceva perdere tempo. Ha legato il suo nome alla Roma (200 presenze, 95 gol) ma giocò un anno all’Atalanta e poi andò subito via. Non era casa sua. A Bergamo, però, conobbe sua moglie e la portò indietro con lui a Frascati. La Roma gli ha reso onore il 7 ottobre 2012, inserendolo tra gli undici della Hall of Fame. Tancredi, Cafu, Losi, Aldair, Rocca, Bernardini, Di Bartolomei, Falcao, Conti, Pruzzo, Amadei. Uno squadrone. Il giusto riconoscimento per il «fornaretto» che aveva dovuto iniziare a giocare a calcio senza farsi vedere da mamma e papà.