(M.Cecchini) – Come nella migliore tradizione, quando un matrimonio tra vip va in frantumi, si va dal giudice provando a fare un sorriso tirato davanti ai fotografi. È più o meno quanto è successo ieri con la convocazione alla Consob della As Roma Spv Llc (che fa capo al presidente James Pallotta) e di UniCredit (partner di minoranza), alla luce prima delle indiscrezioni e poi del duro botta e risposta tra coniugi che ha fatto oscillare il titolo in Borsa. Il motivo del contendere è noto: l’interesse del magnate cinese Chen Feng, leader della Hna, per il 20% della quota di minoranza della controllante del club (Neep) di proprietà della banca, che intende diminuire la sua partecipazione fino al 5%. Forma e contenuto della trattativa hanno irritato non poco Pallotta, che domenica aveva pubblicamente attaccato UniCredit.
SORRISI E VELENI Nessuna sorpresa, perciò, che lo stato dei rapporti tra i soci sia al minimo storico. A taccuini chiusi i giudizi reciproci sul biennio di convivenza cominciata nel 2011 sono irriferibili per la scabrosità del linguaggio, ma almeno il comunicato emesso dalla Spv Llc su richiesta della Consob (erano presenti Fiorentino e Cappelli per Unicredit, l’avvocato Hart in video conferenza per Pallotta) stavolta salva la forma, pur con qualche distinguo. La controllante Usa deve ammettere la trattativa («informa di essere stato messo al corrente dei colloqui tra Unicredit e un potenziale investitore cinese relativi a un eventuale cessione della partecipazione»), ma sottolinea la fase embrionale («non vi sono stati colloqui formali o negoziazioni per aumenti di capitale né Unicredit ha ricevuto alcuna formale proposta») e invita di nuovo il socio alla riservatezza («la medesima da noi mostrata»). E poi si aggiunge: «Accogliamo con favore l’opportunità di lavorare con partners qualificati provenienti da ogni parte del mondo».
QUI UNICREDIT Ma la ruggine resta. La banca teme – con qualche fondamento – come il caso scoppiato allontani Chen Feng, ma proverà fino all’ultimo a ottenere un’offerta conveniente che obbligherebbe Pallotta o ad accettare un partner non scelto o a pareggiare la cifra. In prospettiva, infatti, UniCredit teme che sia la parte sportiva sia la questione stadio – con la Regione fredda e il Comune con un bilancio a rischio bancarotta – non produca frutti a breve. Quindi occorre vendere al più presto, a dispetto della poca voglia americana di avere partner di minoranza ingombranti, pronti a contestare ogni decisione poco gradita.
QUI ROMA Llc A sua volta, la parte Usa sottolinea come sarebbe stata buona creanza mettere in contatto prima il potenziale acquirente col socio di maggioranza per illustrare idee e obiettivi. Invece si ammette solo una telefonata di cortesia tra Pallotta e Chen Feng, nulla più. Da Boston poi pensano che UniCredit cerchi di tirare dentro la Roma il magnate cinese, che in realtà sarebbe interessato a tutt’altro. Non solo. Si fa sapere che, qualunque sia l’esito della trattativa, a comandare sarà solo Pallotta. Insomma, coniugi divisi su quasi tutto. Ma anche in Cina sanno che per fare affari, in fondo, non bisogna amarsi.