…Per vedere di nascosto l’effetto che fa! È un po’ l’atteggiamento che il grande Jannacci suggeriva in “Vengo anch’io” quello che ci viene naturale tenere da osservatori esterni subito dopo l’eliminazione della Juventus dalla Champions League. A parte il fatto che, se vogliamo innescare un ragionamento profondamente romanista, forse avremmo preferito la prosecuzione dell’impegno bianconero in Champions.
Più che la partita di Istanbul e il suo esito rocambolesco, con Snejider novello Calori a rompere nel finale le uova del paniere juventino, quello che salta all’occhio sono le reazioni della società torinese. Immediate, istintive, quindi dettate anche da grande delusione e risentimento nei confronti delle decisioni dell’Uefa; però pur sempre ufficiali, in quanto emesse direttamente dal vertice: Andrea Agnelli scrive che, letteralmente, è uno schifo quanto accaduto in Turchia. Anzi: quanto è stato lasciato che accadesse e la differenza è sostanziale, perché chiama direttamente in causa le autorità calcistiche europee, cioè il potere, in parole povere.
La Juventus, quindi, che in patria ha sempre incarnato ed esemplificato il potere, tanto da assurgere a termine di paragone in discorsi extracalcistici, che si cala subito nel ruolo della vittima. Con veemenza, per giunta.
Forse è proprio questa, l’essenza del potere: non contemplare la possibilità di potersi mai ritrovare nel ruolo della vittima – se proprio vogliamo usare questo vocabolo -, della parte lesa. Un po’ come accadde nelle stagioni immediatamente successive a Calciopoli, quando un pugno di errori arbitrali, veri o presunti che fossero, bastarono a produrre dossier e ad armare battaglioni di penne amiche.
Forse è questo, l’effetto che fa: essere così poco avvezzi a subire ingiustizie da non rendersi conto, nelle rare occasioni in cui capita, di comportarsi esattamente come quelli che vengono tacciati di vittimismo nei confronti della Juve.