In occasione del delicato match, che lunedì vedrà contrapposte Roma e Juventus, sul prato verde dell’Olimpico, la redazione di Gazzettagiallorossa ha contattato l’ex giocatore delle due compagini e della nazionale italiana, Romeo Benetti. Di seguito riportiamo le sue dichiarazioni:
Hai giocato a Roma e Torino. I tuoi ricordi?
“I ricordi sono positivi in entrambe le piazze. Arrivai alla Juventus nel momento in cui dominavamo la scena italiana ed europea. A Roma erano i tempi del presidente Viola, dopo anni c’era stato un risorgere di questa squadra”.
Stai seguendo Luis Enrique?
“Nel calcio tutti quanti vorremmo risolvere i problemi. Quando si mette in atto un programma a lunga scadenza come quello giallorosso, c’è bisogno e mi auguro, che il presidente abbia la costanza di mantenere le sue convinzioni. Anche Eriksson quando arrivò a Roma, ha avuto tanti problemi inizialmente, perché bisogna conoscere il campionato italiano. Ci vuole pazienza nei confronti di un allenatore giovane come lui per permettergli di trasmettere le sue idee alla squadra”.
Come mai tanta differenza tra progetto Roma e Juventus?
“La Juventus, per arrivare ad essere capolista ha sofferto, l’anno scorso non è stato grande campionato, l’anno prima altrettanto. In ogni progetto ci vuole tempo, bisogna fare tentativi su tentativi fino a far fruttare il proprio lavoro. La società deve comunque mantenere fede alle sue idee e ai suoi programmi. In Italia o in Spagna il calcio è uguale, non cambia per campionato o nazione. I giocatori sono gli stessi, ci vuole solo tempo”.
Cosa manca a questa Roma?
“Le difficoltà stanno nella conoscenza del campionato italiano: è il più complicato in assoluto. Non siamo regionali, ma comunali e rionali. Qui da noi perdere una partita diventa un dramma. E’ importante studiare il nostro campionato”.
Allenamenti troppo duri, giocatori svogliati o allenatore esigente?
“La verità sta nel mezzo: tutto si riallaccia alla conoscenza dei propri calciatori e delle loro abitudini. I giocatori devono piegarsi alla volontà dell’allenatore, se diamo questa possibilità ai giocatori allo gli allenatori diventano subalterni. Con Liedholm per esempio si stava in campo anche tre ore. E’ un fatto di intensità e non di quantità”.
Troppi infortuni muscolari?
“ E’ una cosa normale. Mi sembra che di questi malanni ne abbiano sofferto tutti i giocatori di tutte le squadre. Diciamo che per fare cassa le società, fanno giocare troppe partite e il calciatori poi ne soffrono”.
Totti e Del Piero, campioni in disparte?
“Gli anni passano per chiunque: bisogna trovare alternative a questi campioni. Utilizzarli finche danno rendimento. Certo vanno comunque ricordati in maniera importante per le cose che hanno fatto sul campo. Come si gestiscono? Dipende dall’intelligenza dei soggetti in questione. Ognuno ha una reazione diversa dall’altro”.
Pronostico?
“Sarà una bella partita con tanti gol e poi vinca il migliore. Non posso essere di parte, ho vinto a Roma e a Torino, ho il cuore in entrambe le piazze. Per me, non ci sono favorite in particolare”.
A cura di Flavio Festuccia