(L.Valdiserri) A giugno, dopo che la Roma aveva perduto il derby di Coppa Italia, praticamente non presentandosi in campo, Massimiliano Allegri era la prima scelta per la rifondazione giallorossa e Rudi Garcia forse la terza, dietro anche a Walter Mazzarri. Dopo quindici giornate di campionato la Roma ha 19 punti di vantaggio sul Milan. Il calcio percorre a volte strade lontane dai riflettori. Sembrava necessario un allenatore italiano per ricostruire e, invece, la Roma ha trovato l’uomo giusto in un francese con radici andaluse. Bravo il d.s. Sabatini a crederci. Garcia lo aveva conquistato tempo fa, con i risultati al Lilla. Bravo e furbo il tecnico, che ha fatto colpo anche sul presidente James Pallotta che per lui, nell’incontro di quest’estate decisivo per l’assunzione, ha stappato una bottiglia di gran pregio dalla sua cantina piena di tesori. «Berlusconi? Non lo conosco e non posso dire nulla su di lui. Sono a Roma da cinque mesi e ho avuto tanto da fare con la mia squadra. Posso dire che il mio presidente, James Pallotta, è un uomo di grande livello».
Ed è uno che, al massimo, può provare a dare la formazione all’allenatore dei Boston Celtics, non quella della Roma a lui. «La relazione tra l’allenatore e il presidente è fondamentale: in ogni squadra che ho allenato è stato così. A volte si fanno giochi di ruolo: io posso fare il buono con i giocatori e lui il cattivo, oppure viceversa. Così si possono fare cose importanti per la squadra, soprattutto sul piano psicologico». Già, perché Garcia è qualcosa di più che un allenatore. Gestore di uomini e di risorse, laureato in educazione fisica e appassionato di teatro, ha fatto un’esperienza anche come commentatore tv. Ogni parola è studiata e ha il suo peso. Ad esempio quando si parla di scudetto, un obiettivo che Benatia, De Rossi e Gervinho, in tre recenti interviste, hanno citato: «Io non lo dico perché non voglio mettere una pressione supplementare sulla squadra. Vogliamo finire il più alto possibile. Anche primi, perché no. Non siamo programmati per vincere, ma questo non vuol dire che non finiremo primi, magari allo sprint con Juve e Napoli. Non guardiamo i risultati delle altre e, anche se sarà difficile, andiamo a San Siro per vincere. Le ambizioni alla mia squadra non mancano e io, forse, sono il più ambizioso di tutti».
La Roma dovrà fare a meno di Pjanic, squalificato. Al suo posto giocherà Bradley, più muscoli ma infinitamente meno talento. Anche per questo sarà fondamentale recuperare Francesco Totti, assente per infortunio muscolare dal 18 ottobre e in panchina, ma non utilizzato, domenica scorsa contro la Fiorentina: «Sia lui che Destro non hanno una partita intera nelle gambe. Vedremo. La cosa interessante è che Francesco ha fatto una settimana di allenamento e così sembra più pronto per aiutare la squadra. Non è al 100%, ma è normale». In vista una staffetta con Ljajic. Sono in arrivo da Roma più di 1.500 tifosi, anche se la partita si giocherà di lunedì sera. Segno che la città, dopo 15 partite senza sconfitte, ha una fede solida. E nessuno rimpiange quello che poteva essere e non è stato.