(E. Curro’) – Ieri a San Siro non ha vinto nessuno, a parte la Juventus, che ha avuto la certezza di quanto la distratta Roma attuale quasi non le voglia contendere lo scudetto: stavolta ha gettato per due volte una vittoria praticamente intascata, rianimando il Milan fino a rischiare addirittura la sconfitta. Quanto al taumaturgo Berlusconi, alimenterà volentieri il proprio mito di guaritore, ma i suoi adepti non vincono in casa dal 19 ottobre e hanno ben poco da rallegrarsi per il sorteggio di Champions con l’Atletico Madrid.
Già il primo tempo ha confortato assai la Juve. La Roma ha infatti esibito una certa spensieratezza, utile a vivere con serenità le partite, non certo a vincerle. Nel caso specifico ha sperperato l’1-0, raggiunto presto e senza apparente fatica, regalando banalmente il pareggio su corner al Milan. Subìto l’1-1, i discepoli di Garcia hanno dimostrato di potersi riportare in vantaggio con facilità, ma Bradley e Gervinho – l’uno liberato alla girata a porta vuota da un’uscita maldestra di Abbiati, l’altro alla fuga indisturbata da uno scivolone di De Sciglio – hanno svagatamente fallito l’occasione. Il pallone, colpito da Bradley senza cattiveria, ha danzato sulla linea. Il compassato Gervinho, invece, si è lasciato rimontare dal velocista Zapata, in trafelato recupero. Tuttavia Allegri ha ricevuto dal campo notizie ben peggiori. Avendo schierato Montolivo trequartista e la coppia di punta Kakà-Balotelli secondo modulo berlusconiano d’ordinanza, si aspettava che il trio di teorici stilisti unisse la concretezza all’estetica.
Nessuna delle due cose è arrivata, a parte i saltuari esercizi di calligrafia di Kakà, che prestissimo si è infastidito: per l’evidente scollegamento tra i reparti e per il confino personale. Ne ha platealmente dibattuto con l’allenatore, mentre il centrocampo della Roma, più dinamico e preciso, con Strootman dominatore sotto gli occhi del ct olandese Van Gaal, gestiva in prevalenza il gioco. Il limite più frustrante è apparso quello fisico: contro difensori per nulla inclini a marcature rispettose, come Benatia e Castan, sia Balotelli sia Kakà hanno perso contrasti e palloni. Né l’apporto di De Sciglio è stato sufficiente, gravato com’era dalla preoccupazione per le finte di Gervinho. Il precoce gol di Destro ha messo a nudo la friabilità del Milan, squarciato dalla lineare rete di passaggi rasoterra che ha offerto al centravanti, su taglio di Strootman dal fondo, il comodissimo appoggio in rete.
Addormentandosi per due volte su un corner innocuo – prima sulla sponda di Balotelli, poi sulla goffa testata vincente nell’area piccola di Zapata – la Roma ha tuttavia rimesso in partita gli avversari al tappeto.La ripresa ha offerto analogo copione. Lo sciagurato Gabriel, entrato dopo l’intervallo al posto di Abbiati (mal di stomaco), ha gentilmente fatto dono di un rigore a Gervinho, falciato in area: Rocchi lo ha soltanto ammonito, però Strootman lo ha infilzato dal dischetto. Malgrado la lieve correzione di fine primo tempo, con Burdisso per l’infortunato Castan, pareva abbastanza difficile che il confuso Milan potesse avvicinarsi con profitto a De Sanctis. Balotelli e Kakà erano nervosissimi (entrambi sarebbero poi stati ammoniti), anche per un rigore negato al centravanti.
L’ingresso di Totti pareva una celebrazione in corso d’opera e l’espulsione di Allegri, per essere uscito dall’area tecnica a protestare, la mazzata definitiva. Invece, via via, si è rivelata decisiva la correzione decisa dallo stesso Allegri: l’inserimento di Matri per Poli e gli arretramenti di Kakà a rifinitore e di Montolivo in mediana. L’azione del pari è stata il frutto dell’orgoglio: Balotelli, accerchiato, ha difeso in area il pallone e lo ha porto a Muntari per il tagliente destro del 2-2. E’ stato ancora Balotelli a sciupare nel finale il dribbling secco della catarsi. Sarebbe stata una punizione eccessiva anche per la Roma farfallona, che comunque fa sempre meno paura alla Juve.