(D.Galli) – Rossoneri carabinieri. Non rossoneri squadra di neri. Sarebbe stato quello – anzi, è stato quello – il coro lanciato in almeno tre occasioni dai tifosi della Roma dal settore ospiti di San Siro lunedì sera. Un coro che non ha alcuna matrice discriminatoria razzista o territoriale, e che però costa al momento la squalifica per due giornate della Curva Sud – una subito col Catania, l’altra la volta dopo col Genoa – e per una della Nord, sempre contro i rossoblù. E perché però proprio la Sud? E perché con decorrenza immediata, dunque col Catania, e non come dice l’articolo 22 del Codice di Giustizia Sportiva «dalla seconda giornata di gara successiva alla data di pubblicazione del comunicato ufficiale»? Forse perché l’articolo 22 parla di «squalifica del campo» e non di un singolo settore. Vabbé, ma non tiene conto della recente riforma sulla discriminazione, che tende a punire appunto il singolo settore e non comporta più automaticamente la chiusura di tutto lo stadio. La Roma non ci sta, la Roma è furiosa, la Roma ha già fatto preannuncio di reclamo, anticamera del ricorso vero e proprio. Razionalizziamo. Partiamo dal dato di cronaca. A San Siro lunedì accade questo, succede che i romanisti cantano per tre volte «rossoneri carabinieri». Che per chi va in curva ha un valore spregiativo, d’accordo, ma che non c’entra nulla con qualsivoglia forma di discriminazione. A bordo campo, però, i collaboratori della Procura federale capiscono altro. Prendono nota di un coro che mai, mai, mai è stato fatto nella storia della Curva Sud, della Nord e di qualunque forma di tifo organizzato legato all’As Roma: «Rossoneri squadra di neri». A parte che un ultras – tanto per usare una definizione in voga nei salotti del calcio-bene – non avrebbe usato la parola «neri» ma qualcosa di etimologicamente più forte, ripetiamo: è stato gridato «rossoneri carabinieri». Agli uomini della Procura della Figc si può anche concedere l’attenuante della distanza notevolissima tra il suolo e il terzo anello, dove erano confinati i 1700 romanisti. Ma la differenza semantica va riconosciuta, altrimenti si compie una mostruosità giuridica. Ancora meglio: si commette un’ingiustizia. Non solo. C’è di più. C’è un primo punto debole della ricostruzione operata dalla Lega, per mano del suo giudice. A Trigoria sostengono che questi cori sarebbero stati ascoltati dalla Questura di Milano e/o dalla Digos, che a loro volta li avrebbero riferiti agli ispettori della Procura. Puniti per non aver commesso il fatto. E la sentenza è stata pesantissima. Il giudice della Lega, Gianpaolo Tosel, non ha responsabilità. Si è limitato ad applicare quello che dice il regolamento a fronte delle segnalazioni della Procura federale. Tosel riporta anche dei «buuu- verso il calciatore della soc. Milan Sig. Mario Balotelli in occasione di un calcio di punizione battuto dallo stesso fuori dall’area di rigore della squadra romanista». Sì, è vero, i buuu sono stati fatti. Ma sono i classici buuu che precedono una punizione battuta da qualsiasi calciatore avversario, a prescindere dal colore della pelle. Non si è trattato di “u” prolungati, scimmieschi, palesemente razzisti. La ragione delle due giornate di squalifica per la Sud e dell’unico turno di stop per la Nord va ricercata nella nuova normativa federale in tema di discriminazione. In sintesi, entrambe le curve erano state squalificate con la condizionale dopo i cori di Roma-Napoli. La nuova sanzione fa decadere la condizionale, dunque la precedente squalifica riprende vita e a questa si somma la nuova punizione: la Sud a porte chiuse col Catania. E c’è di peggio. Se la Roma non vincerà il ricorso già preannunciato, non potrà più giocarsi il jolly della condizionale e a ogni nuovo coro di presunta discriminazione territoriale o razziale scatterebbe sistematicamente la squalifica per almeno un turno. La Roma è pronta alla guerra. Saranno mosse una serie di contestazioni, in testa quella del soggetto che avrebbe udito i cori: se sono stati gli ispettori della Procura ok, altrimenti chissenefrega che li hanno ascoltati delle persone non deputate a farlo, che porteranno anche un distintivo ma che non sono certamente ufficiali di gara o rappresentanti federali. A Trigoria trovano poi «bizzarro» che sia stata punita la Curva Sud. Perché la Sud? Come è stato accertato che questi eventuali cori sono stati lanciati da abbonati di Curva Sud e non di Distinti o di un altro settore? Hanno verificato i nominativi ? No ? E allora come hanno fatto ? In Lega c’è chi si difende sostenendo che in questo caso è stato applicato il principio della prevalenza. In pratica, si presume che chi vada in trasferta sia prevalentemente abbonato in Sud, e allora paga la Sud. Il ragionamento però non fila, non funziona, e non è certo colpa di un giudice se deve applicare un Codice di Giustizia Sportiva che fa acqua da tutte le parti. C’è stato un giorno che la Figc e la Lega hanno deciso di cambiare le regole dopo la veemente protesta dell’ad del Milan, Galliani. Adesso è la Roma a farsi sentire. A Trigoria pretendono di ottenere lo stesso rispetto. E i romanisti anche. Di qualunque settore.