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GAZZETTA DELLO SPORT Benatia goleador. L’inseguimento alla Juve continua

Benatia

(R.Palombo) Niente di meglio di un Catania ai minimi termini e a domicilio per trascorrere buone feste. La Roma celebra il ritorno a tempo pieno di Totti con quattro gol che potrebbero essere molti di più se Gervinho non si trasformasse in una sorta di Babbo Natale e se Frison, pure colpevole di una paperissima sulla rete del 2-0 di Destro, non si rivelasse il migliore dei suoi con quattro decisive parate. La prima doppietta in carriera di Benatia, terzo e quarto centro stagionale, e una rete di Gervinho che dopo essersi divorato l’impossibile non può fare a meno, pur ciccando il pallone, di realizzare il 4-0, mandano in archivio una partita senza storia, tale e tanta è la differenza tra le due squadre. Ora la sosta, e poi, domenica 5 gennaio, il big match di Torino con la Juventus. Tornata a più cinque sul Napoli e sempre a più otto sulla Fiorentina, la Roma che recupererà nella circostanza De Rossi e Strootman, ieri squalificati, può giocarsela in tranquillità. L’obiettivo è il posto Champions e questo è quasi in cassaforte.

FORZA QUATTRO  Come i gol segnati da Roma e Juventus, in questa rincorsa dai numeri pazzeschi. E come la formazione un po’ folle che Garcia decide di schierare causa le assenze importanti del centrocampo: una difesa sempre a trazione anteriore con due esterni offensivi come Maicon e Dodo’, un nuovo modulo (4-2-3-1) per tenere bassi Pjanic e Bradley, unico incontrista-filtro della compagnia, e davanti, forza quattro, tutti insieme appassionatamente Totti, Destro,Gervinho e Ljajic. Qualcosa che, c’è da scommettere, non vedremo schierato a Torino con la Juve, ma che col derelitto Catania basta e avanza.

EQUILIBRISMI Anche se la Roma, afflitta da ovvi problemi di equilibrio e da un superaffollamento nell’altrui metà campo, non gioca bene nel primo tempo. Il Catania finge un 4-3-3 che in realtà è un 4-5-1 e fa da dignitoso anche se inoffensivo sparring partner. Alla Roma basta accendersi per cinque minuti, ed ecco arrivare da un assist aereo di Destro, il migliore della compagnia in questa fase, il primo colpo di testa vincente di Benatia, e subito dopo altre due occasioni sventate da Frison. E’ nella ripresa che scoppia l’incendio: cambio di ritmo, crescita verticale di Totti che deve solo mettere nelle gambe un po’ di calcio giocato ma è sempre lui, speciale, e di Ljajic, e il Catania sprofonda, una rete dopo l’altra. Non diventano sette, come nel novembre del 2006, con annesse polemiche per non essersi «fermati» senza infierire, solo per i già citati motivi. Gervinho e Frison.

SERIE B  Il destino del Catania ha tutta l’aria di essere segnato. Nove trasferte e altrettante sconfitte, peggior attacco e seconda peggior difesa del campionato dopo il Sassuolo, il bel laboratorio etneo di Pulvirenti è diventato una squadra senza qualità e senza anima. Per il subentrato De Canio un problema quasi insolubile. Le due reti di Benatia arrivano su palla inattiva (corner e punizione laterale) con la difesa immobile a lasciar fare. Il gol di Destro è figlio di una maldestra carambola tra Frison e Rolin su un cross quasi inoffensivo di Maicon e il 4-0 di Gervinho arriva in campo aperto, con l’ivoriano a duettare in piena libertà con Ljajic. Questo da un Catania il cui progetto base era quello di ergere barricate. De Canio dice di avere visto una qualche crescita: mah! Strada facendo si è rivisto Bergessio, ma per sperare ci sarà bisogno di qualche vitamina proveniente dal mercato di gennaio. Soprattutto, cercasi qualcuno capace di inquadrare la porta avversaria.

Curva furbetta. Sud aperta dopo la porte chiuse sancite per i cori razzisti di Milan-Roma e la successiva sospensiva. A San Siro pochi deficienti in azione, all’Olimpico in quindicimila come un sol uomo a gridare all’inizio del match «Balotelli figlio di…» e «Balotelli pezzo di m…». Cori che naturalmente non rientrano nella fattispecie riconducibile alla discriminazione di tipo razziale o territoriale. Per il tariffario Tosel una multa di qualche migliaio di euro. Per i creatori dell’originale iniziativa, sempre in attesa che gli stadi vengano restituiti alle famiglie, un futuro che immaginiamo pieno di altri «successi» del genere. E la chiamano goliardia…

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