(C.Laudisa) Chi più spende, meglio spende. La leadership di Juve e Roma non è frutto del caso. Anche se arrivano da percorsi differenti i due club sono accomunati proprio dai copiosi investimenti degli ultimi anni. Un coraggio che evidentemente paga, a dispetto delle difficoltà sempre dietro l’angolo.
La parabola juventina è più lunga ed è chiaramente legata al tonfo del 2006, effetto di Calciopoli. Seguono anni duri, conditi da spese ingenti e spesso inconcludenti. Tuttavia la vera svolta coincide con l’insediamento di Andrea Agnelli nella primavera del 2010 e un aumento di capitale che non ammette esami di riparazione. Marotta e Paratici pescano giocatori in quantità. Non tutto va per il verso giusto, ma l’arrivo di Conte nel 2011 coincide con la classica quadratura del cerchio. E i meriti del tecnico vanno di pari passo con la tenacia di una società determinata a cercare sempre il meglio. L’effetto è che ora la corazzata bianconera vale ben oltre i 300 milioni di euro, a dimostrazione di una crescita con pochi eguali.
In questa sfida a distanza non va mai dimenticato il Napoli, anch’esso protagonista del mercato negli ultimi anni con un bilancio in attivo che fa invidia a tanti.
Ma la vicenda della Roma è di sicuro la più sorprendente, considerando che solo pochi mesi fa il progetto Pallotta s’era arenato dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia. Invece l’arrivo di Garcia e gli ultimi innesti hanno rivitalizzato una squadra condannata al turn over. Basti pensare che c’è un solo reduce della rivoluzione del primo anno: Pjanic, via tutti gli altri. Basti ricordare che nel 2011 ci furono 11 acquisti (10 bruciati); seguiti da altri 11 nel 2012 e da ulteriori 9 nell’ultima tornata.
Il totale economico è coerente con quest’andirivieni. Investimenti per 70 milioni nel primo biennio, compensati dal surplus di 30 milioni nella sessione estiva. In definitiva il club registra un disavanzo di soli 30 milioni. Un successo, indubbiamente. Ma quante sofferenze…