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REPUBBLICA.IT Roma, i numeri non mentono. Ora assalto a Nainggolan

Rudi Garcia

(M. Pinci) – Nessun funerale, perché se a giugno qualcuno avesse provato a vaticinare una Roma seconda al giro di boa o giù di lì, avrebbe raccolto nel migliore dei casi qualche sonora pernacchia. Ma la squadra giallorossa ha mostrato sin qui due volti diversi, e la partita di Torino contro la Juve sembra lo specchio della stagione. Un inizio all’altezza della grande avversaria, una seconda parte in cui invece la differenza è sembrata evidente in tutta la propria misura, la stessa che oggi quantificano gli otto punti di vantaggio dei bianconeri sui “garçons de Garcia”.

DUE SUCCESSI IN OTTO GARE – Dieci vittorie in dieci gare. Poi, è come se qualcosa nella Roma fosse cambiato. Solo due vittorie – contro Fiorentina e Catania, sempre all’Olimpico – nelle ultime otto gare, con 5 pareggi e una sconfitta, la prima stagionale. Fuori casa i giallorossi non vincono da oltre due mesi, l’ultima il 27 ottobre a Udine. Ma soprattutto, i numeri da schiacciasassi delle prime giornate, sono stati riassorbiti da un rendimento decisamente meno strabiliante. Solo 11 punti in 8 gare con nove gol subiti, più di uno ogni 90 minuti: risultato certamente drogato dalla tripletta bianconera allo Juventus Stadium. Ma già in tempi non sospetti quel muro impenetrabile su cui Garcia aveva costruito la striscia di vittorie iniziale aveva iniziato a mostrare qualche crepa. Cerci, Berardi, Brivio, Vargas, Zapata e Muntari, a inizio stagione, avrebbero fatto più fatica. Anche l’attacco, però, ha iniziato a stentare. Anche questo dato, emerge in modo lampante: 24 gol nelle prime dieci partite. Solo 11 nelle ultime 8. È vero, si può vincere anche per 1-0, ma alla Roma non riesce da due mesi, Roma-Chievo 1-0 il 31 ottobre scorso, il giorno del record dei 10 successi di fila proprio nella notte delle streghe.

IL VIZIO DEL CROLLO NERVOSO – Le streghe invece la Roma le ha riviste a Torino: “Una sconfitta diversa da quelle degli ultimi due anni”, si è affrettato a urlare Sabatini. Ma più del ko contro una Juve formidabile, affamata, quasi brutale nell’aggredire l’avversario, a preoccupare l’allenatore francese della Roma è il crollo nervoso dopo il 2-0: la follia di De Rossi, l’ingenuità di Castan, oltre a certificare il ko torinese con una ventina di minuti d’anticipo, costringeranno Garcia a rinunciare a due pezzi importanti del mosaico anche contro il Genoa. Una debolezza, quella di cedere dal punto di vista nervoso nel mezzo della difficoltà, storica nemica della Roma: solo lo scorso anno i giallorossi hanno raccolto 7 espulsioni per comportamento violento o insulti, due Tachtsidis (una addirittura dalla panchina), poi una a testa Osvaldo, De Rossi (nel derby d’andata), Dodò e Totti. E l’anno prima follie simili erano capitate al solito Osvaldo (due volte) e Bojan, a Cassetti e Lamela, impazzito a Torino, nel primo dei 3 ko allo Juventus Stadium della Roma americana.

ASSALTO A NAINGGOLAN – La sconfitta però non ferma Sabatini, anzi: “Ora iniziamo a parlare di scudetto perché la partita con la Juve ci ha detto che possiamo giocare al loro livello”, sbuffava il ds a fine partita. E oggi il dirigente romanista è tornato all’assalto di Radja Nainggolan: è lui l’uomo scelto per rinforzare la squadra da subito, a gennaio. L’argentino Leandro Paredes, già preso per giugno, andrà in serie B in prestito. Ma subito servono forze nuove in mezzo al campo, e la Roma prova a chiudere per il belga del Cagliari, tentando di superare Milan e Napoli – ultimo iscritto alla corsa per il mediano del Cagliari – ma anche la solita Juventus. E l’offerta sarebbe quella di un prestito con diritto di riscatto della metà, per complessivi 9 milioni di euro. Una cifra pazzesca, che ingolosisce Cellino. Il ds dei sardi Salerno ne ha parlato con Sabatini, potrebbe tornare a farlo oggi. Prima però deve cedere Bradley: su di lui l’interesse forte del Leverkusen, ma anche altri club tedeschi si sono mossi. Con i soldi dell’americano in mano, chiudere con il Cagiari sarebbe ancora più facile.

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