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IL TEMPO Da Vanigli ad Ariaudo quei falli «farabutti»

G. Rossi

(F. Bovaio) – La domenica dei brutti falli va in archivio con un espulso (De Rossi), un infortunato (Giuseppe Rossi) e troppi impuniti (Rinaudo e Chiellini su tutti). Il fatto è che tocca all’arbitro decidere chi deve essere direttamente cacciato dal campo perché ha anche solo attentato alla salute dell’avversario e chi, invece, questa salute l’ha davvero rovinata ma, nonostante ciò, merita solo l’ammonizione. Così è stato per Rinaudo, che con il suo tackle durissimo da dietro su Giuseppe Rossi lo costringerà a uno stop di due o tre mesi. Con il rischio di perdere i Mondiali. Gli esami strumentali effettuati ieri hanno evidenziato una lesione del legamento collaterale del ginocchio destro, già operato due volte: il 26 ottobre 2011 per la rottura del crociato in Villarreal-Real Madrid e il 13 aprile 2012 di nuovo per lo stesso motivo. «Rinaudo è un farabutto» aveva subito detto Andrea Della Valle, preoccupato per il suo attaccante e adirato dalla semplice ammonizione comminata da Tagliavento al livornese. Non si può continuare a parlare di stroncare il gioco violento per poi non punire entrate del genere.

Una storia vecchia per il nostro calcio, nel quale gli arbitri hanno sempre tollerato di più i fallacci che le proteste. Così, nel corso degli anni, è capitato di vedere l’interista Bini spaccare la gamba e la carriera al romanista Spadoni in Roma-Inter 1-1 del 25 gennaio 1976 (lussazione al ginocchio e lesione del nervo sciatico) e l’altro nerazzurro Baresi fare altrettanto, sempre all’Olimpico, con Falçao, che da quella botta iniziò un calvario che lo avrebbe portato all’addio al giallorosso. Lui che qualche anno prima era stato giustamente espulso da Agnolin per un’entrata a piedi uniti proprio su Beppe Baresi. Un altro interista, Fedele (solo redarguito verbalmente dall’arbitro), provocò la fine della carriera del perugino Vannini alla seconda di ritorno del campionato 1978-79, mentre impuniti restarono anche lo juventino Brio per un’entrata-killer su Pruzzo commessa dopo appena trenta secondi dal calcio di inizio di un Roma-Juve degli anni ’80 e l’ascolano Bogoni, che nel 1983 ruppe tibia e perone al centravanti della Lazio Giordano. Idem per l’empolese Vanigli che franò sulla caviglia di Totti nel 2006 e per un altro interista, Lucio, per il calcione in testa che rifilò il 17 settembre 2011 a Stekelenburg, che poi voleva anche querelarlo. Episodi di un calcio nel quale troppo spesso si eccede con le entrate da «palla o gambe» proprio come quella di Rinaudo su Rossi.

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