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GAZZETTA DELLO SPORT Oplà, che Roma. Florenzi di rovesciata, è una goleada per ripartire

Florenzi

(R.Palombo) Se il quesito era: «avrà la Roma assorbito lo choc del k.o. contro la Juventus?», la risposta, una settimana dopo la scoppola di Torino e tre giorni dopo il brodino di Coppa Italia con la Samp, è «assolutamente sì».

Se il quesito è: «può il Genoa rappresentare un test match credibile?», la risposta è giocoforza negativa, ma non per colpa della Roma, quanto d’un campionato italiano forse mai caduto così in basso a livello di club di seconda-terza fascia. Quattro a zero e palla al centro, senza nemmeno subire un tiro dentro o fuori lo specchio della porta difesa da De Sanctis. E buon per Perin, peraltro già abituato da Pescara a prendere gol come piovesse, che di suo ne evita almeno un paio e che la Roma tira il freno dopo il 4-0 di Benatia, quando alla fine manca ancora più di mezzora. Prima di lui, la confraternita del gol giallorosso (13 marcatori diversi in campionato più Torosidis in coppa) aveva consentito a Florenzi, Totti e Maicon di timbrare il cartellino, e in modo tutt’altro che banale. Per la Roma è la conferma d’un posto Champions sempre più solido, viste le disgrazie viola, l’eclisse calcistica milanese e quei 44 punti in cassaforte alla fine del girone d’andata che rappresentano un record. Per il Genoa la batosta sposta poco perché il vantaggio sulle ultime tre rimane siderale, ma la constatazione è di scarsissimo conforto. Era dal 2005 (aprile, Chievo contro Milan, assicurano gli statistici)che in A non si vedeva una squadra incapace anche solo di provare ad inquadrare l’altrui porta. E questo dice tutto.

GOL D’AUTORE  La rovesciata di Florenzi, ragazzetto che ha il gol nel sangue e non è nuovo a questo tipo di prodezze, è da cineteca. Un colpo istintivo. E dove c’è l’istinto, c’è il talento. Garcia sembra averlo capito benissimo, Ci pensi un pochino su anche Prandelli. La Roma impiega mezzo tempo per abbattere le barricate genoane, poste da subito a ridosso dell’area di rigore, segnale preventivo di resa. E’ un match nel quale le assenze degli squalificati De Rossi, Ljajic e Castan passano inosservate. L’esordio in campionato di Nainggolan sterilizza ogni ipotesi di sofferenza di un centrocampo che per la prima volta si propone con due cursori (il belga e Strootman) davanti alla difesa e con Pjanic perno centrale dei tre (Florenzi e Gervinho gli altri due) alle spalle di Totti. Un 4-2-3-1 che funziona talmente bene da aprire nuovi orizzonti tattici alla Roma. Aggiungeteci che Nainggolan si presenta in modo sontuoso, grande acquisto e grande permuta (in senso economico) con Bradley: applausi a Sabatini. Per Garcia d’ora in poi ci sarà solo il problema di chi tenere fuori in mezzo al campo. I due gol che chiudono anzitempo la partita sono entrambi in contropiede, più lavorato il primo sull’asse Maicon-Gervinho, finalizzato da Totti con l’aiutino di una deviazione di Manfredini. Chirurgico ed esemplare il secondo, una volata con cronometri Sky (14”) al seguito sulla falsariga di un 3-0 all’Inter d’inizio campionato. Lì finalizzò Florenzi, che qui invece è assist man di Maicon dopo il coast to coast di Dodò. Postilla superflua: in tutte e quattro le reti c’è Totti. Il capitano è tornato, come sottolineava Garcia negli spogliatoi.

SENZA ALIBI La squalifica di Gilardino non può giustificare la prestazione del Genoa. Nel quale ha debuttato tal Cabral, svizzero di Capoverde celebre per avere realizzato (da panchinaro) il 3-1 del Basilea sulla Roma nella Champions 2010. Uno di quegli arrivi dall’estero che rendono inspiegabile l’operato di taluni dirigenti. Peggio di lui è riuscito a fare solo quella vecchia conoscenza di Matuzalem che, fischiato dalla Sud all’atto della sostituzione per il suo passato di laziale, ha fatto una tale sceneggiata da meritarsi il rosso (a rate). Si era già sul 4-0 e a quel punto la Roma ha deciso di non infierire.

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