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IL TEMPO Il calcio traino economico del paese

Rosella Sensi

(R. Sensi) Ho letto con interesse il mese scorso la proposta del Presidente del CONI Giovanni Malagò di sostituire il Tnas con un unico giudice sportivo. Con mia grande sorpresa, o quasi, il Presidente Giancarlo Abete della FIGC – Federazione Italiana Gioco Calcio ha votato contro. La notizia non ha fatto scalpore ma sicuramente avrà lasciato agli addetti ai lavori, un argomento su cui ragionare. Ormai gli aspetti negativi del calcio, non fanno quasi più notizia, ma riflettere ed approfondire questi argomenti farebbe bene non solo al mondo dello sport ma credo a tutto il paese. Il calcio è stabilmente ed in modo consolidato la quarta industria, se non la terza, del nostro Paese, tenendo conto dell’indotto, anche turistico, che muove. Eppure quello che emerge continuamente è la confusione di regole che lo accompagnano.

Quello del Presidente Malagò non si può che ritenere un suggerimento, ma mi chiedo perché, prima di modificare gli organi decisionali non iniziare dalle norme? Nei tempi passati, ad esempio, lo Stato finanziava tutto il movimento sportivo attraverso il Totocalcio e sosteneva le discipline olimpiche attraverso il Coni, ma mai i nostri politici hanno riconosciuto l’importanza sociale del calcio nel nostro Paese, non fosse altro proprio per essere indirettamente il “motore” del gettito necessario alla sopravvivenza di tutto lo Sport Nazionale, ad un livello tale da fare dell’Italia una della più grandi potenze nelle statistiche legate al Medagliere Olimpico. Quando leggiamo, con grande dispiacere, di indagini da parte della magistratura ordinaria sul calcio scommesse, mai riflettiamo su quanto la giustizia sportiva calcistica riesce a fare realmente, senza aver avuto mai voce in capitolo nella fase di prevenzione. Lo Stato rispetta l’autonomia dello Sport, ma deve ricordarsi di difendere il settore che produce quasi il 98 per cento dei ricavi da scommesse sportive, in un Paese dove i concorsi e le lotterie rappresentano un affare straordinario, con ricavi altissimi.

Se da una parte il calcio ha bisogno di essere riformato, dall’altra mi chiedo dove sia lo Stato nel prevenire e garantire il consumatore, studiando le forme più avanzate di tutela. Come ogni settore vitale per la nostra economia, il calcio andrebbe sostenuto con regole, protezione e coinvolgimento degli stessi protagonisti, che non mi risulta abbiano potuto confrontarsi nel proprio interesse e a garanzia degli scommettitori, sui contenuti delle stesse scommesse, quotate giorno dopo giorno. Basti pensare poi al reato di “omessa denuncia”, le società coinvolte ne rispondono conseguentemente in base al “famosissimo” articolo 17 delle NOIF- Norme Organizzative Interne FIGC. Le stesse, pur non riuscendo ad essere tutor di tutti i loro dipendenti, a meno che non siano autorizzate a violare la privacy degli stessi, rimangono spesso vittime di soggetti privati che agiscono per loro esclusivo interesse. Manca chiarezza, manca trasparenza e linearità delle norme, manca la tempestività in cui la giustizia sportiva può muoversi.

Nell’attuale situazione di norme sulla responsabilità oggettiva, quale imprenditore potrebbe dichiarare il proprio fallimento, condannando a sicura chiusura la società che dovesse denunciare un gruppo di tesserati? Squalifiche o sospensioni dall’attività per i calciatori, competitività compromessa, traguardi sportivi impossibili, valori di bilancio sconvolti, nel caso di quotazione, ulteriore dissesto oltre a penalizzazioni se non partite perse. E allora perché lo Stato non interviene a tutela di chi porta grande quantità denaro all’erario, dando maggiore trasparenza e sostenendo il mondo del calcio? Se dovessimo considerare quanto questo produce a favore delle casse dello Stato, sia nel caso delle scommesse ma anche in tutto quello che concerne i fatturati e quindi gli esborsi fiscali conseguenti, l’unica considerazione o meglio proposta che potrei suggerire è quella di creare da parte dello Stato un “fondo di garanzia” che permetta alle società stesse di sentirsi tutelate e non costrette nella morsa dell’articolo 17 ed anche di altri. Un presidente che denuncia i propri tesserati deve poter avere norme che lo garantiscano immediatamente: calciatori svincolati, mercato riaperto, investimenti autorizzati e spalmabili in tempi più lunghi.

Lo stesso per i calciatori: chi denuncia i propri compagni esponendosi anche alla reazione di una piazza comunque ferita, deve essere protetto ed aiutato, anch’esso nel caso svincolato di ufficio e sostenuto dal fondo in base alla situazione contrattuale in essere, almeno per una prima fase. Non è certo la soluzione delle soluzioni ma sicuramente porterebbe una maggiore logicità nel pretendere il rispetto di una norma, altrimenti anacronistica e impossibile. Non posso essere oggettivamente responsabile dei danni a me ricavati da altri ed avere anche ed ovviamente il dovere di denunciarli con la prospettiva di far crollare ogni possibilità per il mio club, costretto di conseguenza al dissesto. Un percorso studiato e una reale protezione aiuterebbe i presidenti ed i giocatori a denunciare con più forza senza sentirsi abbandonati o penalizzati. In un Mondo come il nostro che tutela i pentiti per i grandi reati, dovrebbe esserci maggior tutela per gli onesti che denunciano e magari per chi porta i soldi all’erario e vuole scommesse sicure e non taroccate. Non solo per le scommesse ma anche per la chiarezza e la trasparenza delle norme posso portare un altro esempio che, pur non essendo unico, sicuramente creerà confusione nell’applicazione delle stesse.

Il Presidente Lotito ha deciso di licenziare il suo allenatore Petkovic per giusta causa, la questione non finirà così e sicuramente l’allenatore si rivolgerà alla magistratura ordinaria e non credo nei tempi consentiti dalla normativa sportiva. Ma allora per l’iscrizione al prossimo campionato la Lazio verrà penalizzata di qualche punto per non aver “saldato” tutti gli stipendi, oppure il Presidente Lotito sarà stato più bravo di tutti ad aggirare o “modificare” le norme? Anche in questo caso la mancanza di chiarezza porterà ad interpretare questi avvenimenti caso per caso. Lo Stato deve intervenire ed il mondo del calcio non può più stare a guardare.

Si deve collaborare ed anche in fretta , prendendo spunto dalle parole del Presidente Malagò che, se pur con una minima proposta, sta iniziando a cambiare qualcosa. Ma prima dei giudici servono norme e buonsenso e tutto ciò lo dobbiamo chiedere ed ottenere dal Governo. So che è difficile ma se tutte le società calcistiche e tutte le federazioni, le leghe , le associazioni dei calciatori e tutti quanti coinvolti in questo mondo iniziano un azione pressante per richiedere allo Stato norme necessarie per un maggior tutela del calcio, sicuramente prima o poi si riusciranno ad ottenere risultati nell’interesse non soltanto del calcio ma dello Stato stesso.

 

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