(C.Zucchelli) – È salito in cattedra, che poi sarebbe il tavolo della sala stampa di Trigoria, e ha spiegato ai possibili avversari del futuro i suoi segreti. Se non tutti, gran parte. E lo ha fatto talmente bene e col sorriso che alla fine i partecipanti al corso per allenatori della Figc se ne sono andati soddisfatti come non mai: «Rudi Garcia ci ha conquistato», è stato il commento unanime dei vari Panucci, Gattuso, Cristiano Zanetti, Simone Inzaghi, Giannichedda e Liverani. Che in serata sono andati tutti a vedere la Lazio.
IL NUMERO UNO Dopo l’allenamento (a cui i corsisti hanno assistito) e sotto lo sguardo vigile del d.s. Sabatini — interrotto continuamente da telefonate di mercato — i futuri allenatori hanno avuto con Garcia un dialogo schietto: loro chiedevano, lui rispondeva. E parlava, tanto, di tattica, aspetto che gli altri allenatori hanno spesso trascurato. Mazzarri, pare, per paura che di svelare troppo le sue idee e Benitez perché preferiva concentrarsi sugli aspetti manageriali imparati in Inghilterra. Panucci spiega a Sky: «Si è concesso parecchio ed è stato generoso d’informazioni», mentre un anonimo ha raccontato: «È ancora ossessionato dalla sconfitta con la Juve. Ci ripeteva che, se Ljajic avesse segnato in avvio, avremmo visto un’altra partita e un altro campionato».
IL TERZO DIFENSORE Garcia ha raccontato come è nata e come gioca la sua Roma, si è soffermato sulla mobilità degli attaccanti («Non devono mai dare punti di riferimento, è stata la prima cosa che ho detto») e sul ruolo di De Rossi che, quando gli avversari hanno palla, diventa il terzo difensore. «Questa è la mia idea di difesa a 3», ha spiegato, aggiungendo che, secondo lui, in Italia chi gioca con i 3 poi difende sempre a 5.
IL POSSESSO PALLA Altro aspetto che Garcia ha affrontato è stato quello del possesso palla: mai fine a se stesso. «Non bisogna solo tenere il pallone, bisogna sapere cosa farci», è il suo credo. Confortato anche dai numeri: secondo l’Osservatorio calcio italiano, la Roma è infatti la squadra che nel girone d’andata ha giocato più palloni (667 di media, +1,6% rispetto al Milan e +3,6% rispetto alla Juventus). Non solo: i giallorossi sono anche il secondo club per percentuale di pericolosità delle azioni (64,4%) e percentuale di conclusioni nello specchio (6,7%), mentre si piazzano al 3° posto per quanto riguarda il possesso, con 29’ e 16 secondi. Numeri importanti, ma che da soli non bastano a spiegare il miglior girone d’andata della storia romanista. C’è un altro aspetto fondamentale: il lavoro sulla testa. «Quando sono arrivato l’ambiente era a dir poco depresso — ha ricordato — e per prima cosa ho dovuto ricostruire l’autostima dei giocatori. Spesso capiterà anche a voi di doverlo fare, ma se riuscirete li porterete in poco tempo dalla vostra parte». Che ce l’abbia fatta è sotto gli occhi di tutti. Anche dei tecnici che hanno assistito all’allenamento. Uno che Trigoria la conosce bene e che in giallorosso ha vinto uno scudetto, Cristiano Zanetti, dice: «Abbiamo capito che crede nella sua filosofia e che ha una cura maniacale dei dettagli». Sarà anche per questo che la lezione è durata solo un’ora. Ad attendere Garcia, nel suo ufficio, c’erano le immagini e le statistiche del Livorno. Tutte, ovviamente, da studiare a fondo. Anche perchè la Roma ha fame, e lo dimostra anche Maicon, che ha detto: «Se vincessi il Mondiale, sarei a posto: Totti? L’età non conta: meriterebbe di andarci così come De Sanctis». Chissà che Prandelli non lo ascolti.