(E. Gamba/M.Pinci) Per Rudi Garcia, «Roma- Juve di coppa è più importante del match di sabato». E devono pensarla come lui gli oltre 50 mila — tifosi, curiosi, chissà — che già si sono presentati ai botteghini per assicurarsi un tagliando per il match di domani. Un record, verosimilmente assoluto: di certo, almeno a Roma, mai prima d’ora i quarti di finale di Coppa Italia avevano portato tanta gente allo stadio, neanche nel derby del 1998.
La città freme nell’attesa di una partita che, anche nella migliore delle ipotesi, a De Rossi e soci non spalanca che una porta sulla semifinale della seconda competizione nazionale. Altrove le serate infrasettimanali concesse alla coppa sembrano un fastidioso intermezzo sul tragitto del campionato. Al contrario la Roma, ossessionata dall’idea di raggiungere per prima il traguardo della decima coppa Italia, guarda al nuovo faccia a faccia con Juve come un’occasione di rivincita dopo il 3-0 senz’appello di Torino. Per affermare la convinzione — diffusissima tra i dirigenti, ancora di più dopo l’arrivo di Nainggolan — di valere almeno quanto la corazzata di Conte. Forse ha ragione il dg Baldissoni quando sostiene che la per la Roma di oggi «la Juve è avversaria anche più sentita della Lazio»: merito del vento di vetta tornato a soffiare sulla capitale a distanza di quattro anni dall’ultima volta e che contro il Livorno consigliava a Garcia di fare calcoli, pur sostenendo la tesi opposta, per poter contare nella gara contro la grande nemica sulle stelle di Totti, Maicon e persino Nainggolan — ultimo arrivato e già quasi intoccabile — fresche di una domenica di riposo. Toccherà a loro, al fianco dei vari Strootman e Pjanic, Gervinho e Benatia e sotto gli occhi del neo acquisto Bastos, atterrato ieri e domani in tribuna.
Decisamente più timida l’attesa a Torino, dove solo mille e cinquecento persone hanno staccato un biglietto per il martedì romano. Per Conte l’obiettivo primario, dichiarato fin dall’estate, è il terzo scudetto consecutivo: nonostante gli otto punti di vantaggio, i bianconeri non intendono sottrarre energie né attenzioni al campionato, anche perché il tecnico teme che le diverse trappole del calendario (la Juve dovrà giocare due volte all’Olimpico, al San Paolo, a San Siro col Milan, a Verona), combinate con le fatiche dell’Europa League, potrebbero erodere una parte del distacco. Perciò domani sera il turn over sarà ampio (Storari, Caceres, Isla e Peluso, probabilmente anche Quagliarella e Giovinco) e la formazione “più titolare” sarà quella schierata sabato contro la Lazio. «Negli anni passati », ha illustrato l’allenatore, «abbiamo sempre dato spazio a tutta la rosa. Dovessimo qualificarci, andremmo in contro a un calendario pazzesco. Altrimenti, sfrutteremo le settimane libere per lavorare»: la sensazione è che un’eliminazione non avrebbe effetti tragici. Che al match non venga data grande importanza lo dimostra anche il fatto che Conte oggi non terrà la consueta conferenza stampa del giorno prima. Come alla vigilia di Juve-Avellino.