(A. Ravelli) – «C’ho provato molte volte a corrompere calciatori, ma non ci sono riuscito. Andrea Masiello, per dire: c’è stato un periodo che lo martellavo tutte le settimane. Si capisce anche dalle intercettazioni che non ci riesco: ai giocatori del Bari do dei coglioni perché in Milan-Bari c’erano tutte le condizioni per far uscire un over 3,5 che sarebbe stato gradito agli zingari. E invece non sono stati capaci di fare nemmeno quello, pareggiano 1-1». Così, con un filo di rammarico residuo, parlò (Antonio) Bellavista dopo oltre due anni di silenzio (per inciso Masiello poi le partite le vendette ma non a lui, «gli zingari non mi hanno ritenuto all’altezza»).
In sei ore e mezzo davanti al pm di Cremona Roberto Di Martino, l’ex capitano del Bari, accompagnato dall’avvocato Massimo Chiusolo, ha provato a recuperare il tempo perso. E a chiarire. Ha fornito 3-4 nomi di giocatori che hanno venduto partite, ma di serie minori (saranno presto indagati). Ha indicato una trentina di gare su cui ha scommesso e vinto dopo aver orecchiato qualcosa senza sapere però se si trattasse di combine, tra cui Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia, AlbinoLeffe-Ancona o Siena-Sassuolo, per la quale in un’intercettazione diceva di voler sentire Antonio Conte. «Non l’ho mai fatto poi. Volevo sondare il Siena perché Erodiani attraverso Quadrini sapeva che il Sassuolo era disposto a perdere». Ha contribuito ad aggravare la posizione del gruppo dei bolognesi, tanto che il pm pensa di risentire Beppe Signori.
Poi Bellavista ha descritto se stesso: «Ero il collante, facevo da interfaccia tra gli zingari prima e Spadaro poi, e i giocatori che avrei dovuto corrompere». Dagli inquirenti l’ex centrocampista del Bari viene considerato un crocevia importante di tanti traffici illeciti. Compare un po’ dappertutto nelle carte dell’inchiesta. Scriveva il gip Guido Salvini che «aveva contatti con Signori e con il gruppo degli zingari». E che «è stato proprio lui a presentare a Gecic e Ilievski, Salvatore Spadaro, che offriva loro, in cambio di somme di circa 600 mila euro, di combinare alcune partite di A, nell’ambito delle quali era già stato predisposto un potenziale accordo corruttivo, pronto a essere sancito, con dirigenti e calciatori». Ecco: a dirigenti e calciatori avrebbe dovuto pensarci Bellavista. Però sostiene di non essere mai riuscito nell’intento. «Io ero un forte scommettitore e la proposta degli zingari era allettante. Ma erano tipi particolari: volevano incontrare i giocatori prima delle partite. Un metodo discutibile, nessun calciatore vuole esporsi. Ecco perché qua ci sono tanti tentativi di corruzione, ma pochi fatti».
Bellavista nega di sapere qualcosa di Lazio-Genoa («Pensavano c’entrassi perché ero all’Una Tocq Hotel quando c’era Milanetto, ma io ero lì per gli zingari») e Lecce-Lazio. Nega di aver pagato Masiello 20 mila euro per Cesena-Bari: «Non li avevo nemmeno, avevo appena perso molto per la scommessa su Inter-Lecce. Masiello non è attendibile, si è inventato di aver provocato l’autogol in Bari-Lecce per ottenere sconti alla giustizia sportiva». Bellavista non sembra pentito, ma ha un cruccio. «Mi resta il grande rammarico di non aver scommesso su Brescia-Lecce e Palermo-Napoli, partite che Spadaro ha fatto con i bolognesi ». Ecco, Spadaro è un po’ più nei guai ora: Bellavista dimostra di crederlo un tipo affidabile, non un millantatore come invece «il vecchietto» vorrebbe farsi passare. «Non ti puoi inventare il risultato di Brescia-Lecce, due squadre che lottano per salvarsi». Proprio un peccato non averci puntato.