(A.Ghiacci) – Giovani che crescono nel vivaio, prodotti fatti in casa. Giocatori cresciuti nel proprio settore giovanile in grado di garantire un ricambio continuo per la prima squadra: è il sogno di qualsiasi club di calcio attuale. Meglio ancora, ovviamente, se gli stessi giovani cresciuti tra le mura amiche, siano anche frutti del territorio di appartenenza della società stessa. E la Roma, in tal senso, ne sa qualcosa. L’uomo più importante della storia giallorossa, ad esempio, è Francesco Totti, romano doc e, oltretutto, anche tifoso romanista. Stessa storia per colui che tutto il pubblico di fede giallorossa si augura possa ereditare da Totti la fascia di capitano: Daniele De Rossi. Ancora? Sì, ancora. Alendro Rosi, Leandro Greco, Federico Viviani. La Roma torna romana, una Roma di romani, almeno per una buona dose.
NOMI – Perché domani sera, all’Olimpico contro la Juventus – una delle avversarie più “sentite” dai romanisti – i romani in campo con la maglia giallorossa saranno almeno quattro. Forse anche cinque, se il ballottaggio tra Viviani e Greco per il ruolo di mediano centale, davanti alla difesa, si risolverà con l’impiego di entrambi. Non c’è male insomma, perché chiunque vorrebbe sempre un po’ di sangue della propria città quando guarda la propria squadra. Il tutto, naturalmente, ruota intorno al fatto di sapere che lui, quello romano e romanista, in campo sarà sempre a dare qualcosa in più rispetto alle proprie possibilità. Perché sa cosa significa stare dall’altra parte, sugli spalti a tifare giallorosso. E sa che sapore ha fare il tifo per la Roma.
CAPITANO – La Roma ci punta, Luis Enrique li ha scelti. Sono i romani. Totti prima di tutto, che tornerà in campo dopo l’infortunio del primo ottobre scorso subito nella sfida con l’Atalanta e i soli 23’ giocati nella parte finale della partita con il Lecce (20 novembre). Trequartista, ruolo che il capitano stava occupando con ottimi risultati prima del lungo stop. Una posizione che non ha gradito subito, convinto che da centravanti possa dare e garantire ancora molto. Non è dello stesso avviso Luis Enrique, che dall’inizio lo ha schierato regista d’attacco, riportandolo nella zona di campo dove giocava prima dell’avvento di Spalletti, che lo trasformò in attaccante vero.
CENTRALE – L’altro, De Rossi, sarà regista anche lui, ma difensivo. Non più da mediano però: vista l’emergenza (Cassetti, che ieri dopo mezz’ora ha lasciato l’allenamento, è da considerare indisponibile) sarà centrale vero e proprio, al fianco di Gabi Heinze. De Rossi, tra l’altro, ha smentito le parole riportate dal magazine inglese FourFourTwo , che gli attribuivano i ringraziamenti nei confronti delle big d’oltremanica e l’affermazione di voler restare, per il momento, a Roma: «Mai rilasciato quelle dichiarazioni…» . Ma intanto, domani, non mancherà. E darà tutto e di più come al solito, pur avendo un bilancio negativo contro la Juve (6 ko su 11 partite giocate, e un solo gol nlell’1-3 dell’addio di Spalletti).
ALTRI – Poi l’esterno destro, Aleandro Rosi. Non vedeva l’ora, dopo le esperienze maturate in giro per l’Italia, di potersi imporre con la “sua” Roma. Con Luis Enrique sta trovando continuità, e la determinazione con cui scende in campo, è tipica di chi sente la maglia che indossa come una seconda pelle. Infine il ballottaggio: chi sarà il mediano centrale davanti alla difesa? Si giocano il posto altri due romani, Greco e Viviani. Il primo, Leandro Greco, anche lui, ha maturato negli anni scorsi esperienze lontano da Trigoria. Ma, anche lui, sa perfettamente cosa significa e quanto vale essere romano, romanista e scendere in campo con la maglia giallorossa. Maglia che però, stavolta, si gioca con il più piccolo della comitiva, Federico Viviani (19 anni), apprezzatissimo da Luis Enrique e già battezzato da De Rossi come «mio erede» . Sempre che il tecnico giallorosso non decida di schierarne uno centrale e l’altro mezz’ala. Basta così? Neanche per idea, perché dall’altra parte, sponda Juventina, ci sarà Simone Pepe, un altro che avrebbe potuto percorrere la stessa strada dei romani. Avrebbe potuto, perché a volte le strade si dividono.