(D. Giannini) – C’è un termine che viene spesso utilizzato per raccontare una squadra che non si affida solo a uno o due giocatori per andare a segno. “La cooperativa del gol”, si dice. A volte si abusa di questo modo di dire che però calza alla perfezione per la Roma di Rudi Garcia. Non solo perché è andata a rete più di una squadra intera, per l’esattezza sono 13 i giallorossi che hanno già messo il loro nome nel tabellino dei marcatori di questo campionato. No,questa Roma ha qualcosa in più delle solite cooperative del gol. O meglio è più cooperativa delle altre. E’ quasi una democrazia del gol. Perché con le reti di domenica a Verona da parte di Ljajic, Gervinho e Totti sono diventati addirittura sei i capocannonieri della squadra con cinque gol ciascuno. Sei, una cifra enorme.
Ce ne è per tutti i gusti, dalla difesa all’attacco passando per il centrocampo. Benatia, Strootman, Florenzi, Gervinho, Totti, Ljajic, sei storie diverse, giocatori che per caratteristiche più differenti l’uno dall’altro non potrebbero essere. Accomunati da quel “dammi il 5” (per ora) che ha contribuito a far stare lassù la Roma. C’è Benatia, il pilastro della difesa, il colosso che non si accontenta di far parte di un muro invalicabile per quasi tutti, che gli ci avanza, che ha muscoli, testa, tecnica ed energie per andare a concludere quello che ha iniziato dall’altra parte del campo.
C’è Kevin con il viso scolpito nella pietra, che gli avversari alla fine preferiscono girargli alla larga per non rischiare di infrangersi sul granito. Lui che sa essere piuma e pietra nella stessa azione, che non è tenuto a fare tanti gol ma che è talmente forte che non può farne a meno. C’è Florenzi che sa fare tutto e che tutto ha fatto. Il centrocampista, il difensore e che se gli chiedono di giocare da attaccante non solo lo fa bene ma segna come segna un attaccante di razza, comprese le rovesciate (ma che gol hai fatto Ale?). C’è Gervinho che è la pantera del calcio, che è la gioia di giocare a pallone, che è l’uomo che spacca in due le partite come non sa fare nessun altro. C’è Totti che è Totti. Punto. E non servono altre parole. C’è pure Adem Ljajic, che si è sbloccato, che contro il Livorno ha interrotto il digiuno e che è già dove non era mai stato prima. Mai a gennaio era stato a quota cinque. Neppure lo scorso anno quando poi alla fine arrivò a quota 11 e di questi tempi aveva segnato un solo gol per quanto importante alla Lazio. Che adesso è diventato non solo talento ma anche giocatore, che aiuta la squadra, che urla a Strootman che c’è lui a coprirlo quando Kevin è in avanti. Che se continua così non ci metterà molto a migliorare il suo record di reti in una stagione. Una splendida e candida mezza dozzina di bomber alla quale è pronto ad aggregarsi anche Destro che è fermo a 4 gol che visti i minuti giocati ne valgono molti di più.
Che la Roma abbia la migliore difesa è cosa risaputa, ma se continua così tra un po’ avrà pure il migliore attacco. Gliene mancano sei per riprendere la Juve. Sei come i punti da recuperare. Sei come i capocannonieri della democrazia del gol.