(A. Catapano) – Se quindicimila persone trovano divertente associare Strootman ad un gerarca nazista e «normalissima satira» richiamarsi ad un’organizzazione che educava i giovani tedeschi a uccidere gli ebrei per diventare buoni cittadini. Se nelle due curve dell’Olimpico, migliaia di gole perdono la voce a invocare puntualmente il Vesuvio e il colera o, a volte, a ululare agli avversari di colore. Se due società, Lazio e Roma, con una mano denunciano le derive fasciste dei propri tifosi ma con l’altra ne minimizzano cori e atteggiamenti discriminatori, annunciando ricorsi. Se perfino un signore perbene, Edy Reja, inciampa in volgari chiacchiere da bar. Se anche questo derby non si può giocare in notturna e, sebbene alla luce del sole, richiede l’intervento di un esercito di poliziotti.
Se tutto questo è accaduto negli ultimi giorni, ma in realtà accade sempre, e ormai la maggioranza perbene delle due tifoserie non si scandalizza più. Se, insomma, questo insieme di mostruosità è diventato lo spot di ogni derby di Roma, inutile augurarsi che sia una festa di striscioni e sfottò, ipocrita invocare ancora il folclore o la sana (?) rivalità cittadina. Dispiace per tutti quelli che non si rassegneranno mai, ma voi siete stati sconfitti, nel calcio, in politica, nella vita di tutti i giorni, in questa e altre città di un Paese imbarbarito. Però, non vi arrendete, non smettete di adoperarvi perché, un giorno, tutto torni a quote più normali. Compreso questo povero derby.