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IL ROMANISTA. Francesco, l’ultimo immortale

Roma-Juventus
Alla fine ne rimarrà uno solo. Anzi, di fatto è praticamente già successo. Perché a partire dal prossimo anno Francesco Totti sarà l’unica bandiera del calcio italiano, l’ultimo fedelissimo ai propri colori. Maldini si è ritirato, Zanetti ancora resiste ma, per quanto dedito alla causa nerazzurra, non è un vero e proprio figlio dell’Inter, perché in nerazzurro ci è arrivato già adulto. Resta del Piero, cui Andrea Agnelli ha dato pubblicamente il ben servito.
Dalla prossima stagione il simbolo degli ultimi 20 anni della Juve sarà da qualche altra parte e già adesso non ne è più un punto fermo. Ha giocato giovedì in coppa, con tanto di turbante per i punti di sutura alla tempia, ma stasera contro la Roma al massimo può sperare in qualche minuto entrando dalla panchina. Sarebbe comunque un ingresso importante, perché invece Francesco ci sarà e potrebbe essere l’ultima volta (c’è sempre il ritorno e la possibilità di una sfida nei quarti di Coppa Italia) che si troveranno di fronte uno in giallorosso, l’altro in bianconero. Rivali, da sempre, in campo. Nemici mai. Perché tra i due c’è sempre stata la stima che ci può essere solo tra due campioni. Una stima che non è venuta meno neppure quando Totti, prima che scoppiasse Calciopoli, diceva che «è impossibile giocare 14 conto 11». Oggi, forse, saranno avversari per l’ultima volta, esattamente 17 anni e 11 giorni dopo la prima. Era l’1 dicembre del 1994 e nei quarti di Coppa Italia Totti entrò a metà ripresa in una partita che finì male con un 3-0 dei bianconeri cui la Roma non riuscì a porre rimedio due settimane dopo nel ritorno (finì 3-1) nonostante un gol di Francesco, il suo primo ai bianconeri.
Andò meglio la sua prima in campionato contro la squadra allora allenata da Marcello Lippi che aveva da poco conquistato l’aritmetica dello scudetto. All’Olimpico in quella primavera del 1995 finì 3-0 e Totti entrò in campo negli ultimi 10 minuti, giusto in tempo per prendere parte alla festa per la qualificazione alla Coppa Uefa e per  gustarsi la rivincita che la Roma si era presa sul 3-0 dell’andata, quello del clamoroso colpo di testa del guardalinee sul fallo latrale di Aldair che aveva spianato alla Juve la strada per il successo. Quel 3-0
con le reti di Aldair (proprio lui), Fonseca e Balbo fu il primo di Totti in campionato contro la Juve. La prima di una lunga serie di vittorie, a molte delle quali il capitano ha contribuito con grandi prestazioni e gol (complessivamente sono 8). Come quello in un altro 1 dicembre, stavolta del 2002, con la partita che
finì 2-2, o come nella stagione successiva nel 4-0 di “zitti e a casa”, o come nella doppietta nel 2-2 del settembre 2007. Di recente Francesco le sue soddisfazioni se le è andate a prendere a casa loro e per due volte ha zittito con i gol e pure con il suo indice gli juventini che lo ricoprivano di insulti.
Oggi per Totti sarà una partita strana. Quella di un ritorno ma anche di una fine. Il ritorno è chiaramente il suo. Che, eccezion fatta per la manciata di minuti contro il Lecce, manca dalla sfida contro l’Atalanta del 1 ottobre, quasi due mesi e mezzo fa. Una vita. Per lui sarà come un nuovo inizio di campionato, ma anche la fine delle sfide con Del Piero. Sicuramente l’ultima in campionato in casa contro di lui. Come 17 anni fa, quando entrambi erano delle promesse diventate realtà e non ancora delle bandiere come lo sono adesso. Ancora per qualche mese, poi bisognerà usare il singolare. Ne resterà uno solo, una sola bandiera, la nostra: Francesco Totti.
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