(E.Austini/E.Menghi) Se da una parte la Roma confida che oggi l’Alta Corte del Coni possa riaprire le curve per la prossima gara casalinga con l’Inter,dall’altra il Giudice Sportivo dovrà esprimersi sui soliti cori «anti-Napoli» cantati domenica sera durante Roma-Sampdoria. Stavolta l’«incitamento» al Vesuvio è partito dai tifosi presenti nei Distinti Sud prima e nel corso della gara, con tanto di applausi di approvazione provenienti dalle tribune. Una provocazione per manifestare la solidarietà ai «colleghi» tifosi assenti nelle curve. Peccato che anche stavolta i cori siano stati prontamente segnalati e trascritti dagli ispettori federali inviati allo stadio.
Il giudice Tosel, visto il discutibile regolamento in atto, non potrà esimersi da applicare nuovamente la sanzione e chiudere quindi il settore per una giornata. Una squalifica che si andrebbe ad aggiungere a quella già comminata in campionato per le curve Sud e Nord dopo Roma-Napoli di Coppa Italia: il secondo turno a porte parzialmente chiuse va scontato in campionato, proprio in occasione della partita con l’Inter. In sostanza la sera del 1° marzo all’Olimpico rischiano di esserci più interisti che romanisti.
Teoricamente, il Giudice potrebbe anche applicare la «sospensiva» visto che stavolta il settore oggetto del provvedimento – i Distinti Sud – è diverso e non è mai stato sanzionato in precedenza. Dipenderà dall’interpretazione di una norma discussa, confusa e modificata lo scorso ottobre, in attesa di essere eliminata o cambiata di nuovo a fine stagione.
Sulla carta, lo stadio va incontro alla chiusura totale. Ma nei fatti non è così perché il «revisionato» articolo 11 del Codice di giustizia sportiva («Responsabilità per comportamenti discriminatori»), in caso di «violazione successiva alla prima», lascia al giudice la possibilità di valutare «la gravità e la rilevanza dei fatti». In pratica, non c’è più l’automatismo che avrebbe fatto scattare penalità decisamente più severe in caso di recidiva, come la chiusura totale dell’impianto o addirittura la penalizzazione in classifica. Inoltre, sia Platini che Abete si sono espressi pubblicamente contro la squalifica degli stadi interi, visto che l’obiettivo sarebbe quello di colpire i pochi colpevoli di volta in volta. Ma finora non è affatto così.
Intanto oggi alle 14 l’Alta Corte del Coni dovrà valutare il ricorso presentato dal club giallorosso contro il rigetto espresso dalla Corte di giustizia federale. E non solo, perché la Roma chiede un chiarimento normativo all’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Il presidente del massimo organo sportivo ha ascoltato le motivazioni dell’istanza di sospensione cautelare presentata sabato in extremis dai giallorossi, ma in quella sede non è entrato nel merito del ricorso in allegato, che sarà discusso oggi, alle 16, in terzo grado di giudizio, con sentenza attesa in serata. L’imminenza della partita con la Sampdoria aveva richiesto un parere tempestivo solo su quella squalifica, con la promessa di riparlare della riapertura dei settori dell’Olimpico tre giorni dopo. Il ricorso sarà a grandi linee lo stesso già presentato e respinto dalla Corte di giustizia federale la settimana scorsa – 21 pagine più allegati – ma stavolta la Roma spera in un esito differente, positivo: saranno di nuovo il dg Baldissoni e l’avvocato Conte a difendere la Roma. Tre i possibili esiti: nuovo rigetto, sospensione della squalifica e rinvio della discussione sul merito, terza e meno probabile ipotesi è la revoca immediata delle sanzioni.
Se oggi dovesse essere respinto il ricorso all’Alta Corte del Coni, sarebbe difficile cogliere la differenza tra le porte chiuse e uno stadio con curve e Distinti senza pubblico. A meno che la Roma non vinca la battaglia al terzo tentativo. O voglia continuarla al Tar.