Ancora una volta Cesare Prandelli ha tradito Daniele De Rossi, proprio nella settimana in cui il numero 16 giallorosso ha dichiarato amore alla maglia azzurra.
Ancora una volta il codice etico, o comportamentale, è stato adottato per De Rossi, lo stesso codice che viene ‘superato’ dallo stesso Ct ogni qualvolta Balotelli si rende protagonista di atteggiamenti sopra le righe, quali tirare freccette verso i ragazzini delle giovanili del Manchester City o mostrare i propri attributi ad una tifoseria avversaria. Balotelli va protetto, questa la sostanza del concetto espresso da Prandelli, gli altri no, soprattutto chi non gioca in quei club con cui il selezionatore italiano coltiva buoni rapporti.
Non è la prima volta che si condanna un comportamento sbagliato del centrocampista romanista, ma sicuramente è la prima volta che la condanna arriva prima di un’eventuale decisione del giudice sportivo. E la domanda che sorge spontanea è: questa decisione influenzerà Tosel, vista anche la poca simpatia che il giudice sembra nutrire nei confronti dei colori giallorossi in questa stagione? Non appare giusto influenzare la decisione di questo, soprattutto in un momento molto delicato del campionato, in cui chi è sopra sembra godere, sempre e comunque, di favori che ne aumentano a dismisura un potenziale già importante.
Il pugno di De Rossi non sarà eticamente corretto, così come forse – e si dice forse perché questa società ci ha insegnato a credere che certi atteggiamenti possono essere tollerati solo se compiuti da determinati soggetti – potrebbero non risultare corrette le continue dimostrazioni di affetto di Chiellini nei confronti degli avversari, o il dito medio di Vidal nel derby contro il Torino. Tutti eventi che passano in secondo piano, perché si è troppo presi nel condannare un gesto come se ne vedono molti nei campi di calcio, come si è visto proprio 45 minuti dopo il pugno incriminato, quando Juan Jesus ha deciso di stendere Romagnoli…
Poco importa poi se il pugno fosse rivolto proprio a Icardi, famoso per i tweet erotici e per aver tradito la fiducia di un amico, calciatore a cui mezza Serie A le ha promesse…
De Rossi ancora una volta è stato tradito dalla maglia azzurra, ancora una volta sarà difeso dalla sua gente e dalla sua società. Merita tutto il suo amore l’Italia, sempre pronta ad abbandonarlo e tradirlo nei momenti difficili? Forse dovrebbe dare una risposta forte a tutto ciò, proprio come fece Totti nel momento in cui Donadoni ne mese in discussione le qualità tecniche, appena dopo il Mondiale vinto da protagonista…
La morale in questa storia è che l’azzurro ed il giallorosso non sembrano andare d’accordo: la Nazionale ha sempre tradito i simboli di Roma, o li ha sempre considerati ‘inferiori‘ ai calciatori delle solite note del Nord, già da quando negli anni ’80 Di Bartolomei non veniva preso in considerazione, così come il Bomber Pruzzo.
A cura di Luca Fatiga
@LucaFatiga9