(T. Lorenzini) – Va di corsa, Giancarlo Abete, diviso fra la consegna della Panchina d’oro a Coverciano ad Antonio Conte e la trasferta in terra di Spagna al seguito della Nazionale. Va di corsa, il presidente Figc, ma si concede ugualmente a Libero per replicare ai sei quesiti che gli abbiamo posto.
Ma insomma, presidente, la Fiat tramite la sponsorizzazione paga o no gli arbitri italiani?
«La risposta è no. La Fiat, come altre grandi imprese, non sponsorizza la Federcalcio, ma la Nazionale, che è un valore italiano superpartes. L’azienda di Torino è già stata sponsor dal 1999 al 2002, non lo era nel 2006 ma ha ripreso dall’1 gennaio 2007 nell’ambito di una classica pro-grammazione quadriennale, tornando prima come sponsor tecnico, poi come main sponsor».
Perciò è assimilabile a un qualsiasi partner di un club?
«Esatto. E il rientro è stata una decisione per loro strategica, hanno grossi interessi in Brasile, che è forse l’area principale di produzione e mercato. La Figc non la sponsorizza nessuno, Fiat oggi è quello che è stata Telecom oppure Mapei: non vedrete mai uno di questi marchi dietro un’attività del settore tecnico, del settore giovanile scolastico o dell’Aia, perché non sono la Nazionale».
Dunque i tre milioni annui che sborsa Fiat?
«La Figc ha introiti per circa 180 milioni all’anno e con questi svolge tutta una serie di funzioni, fra cui quelle primarie come il Club Italia, gli arbitri, la giustizia sportiva: ma non esiste un rapporto diretto tra le entrate da Fiat e l’attività del mondo arbitrale che, tanto per capirci, consta di 700mila partite a stagione, dalla serie A ai dilettanti. E poi, scusate, in quel periodo in cui la Fiat non era sponsor ha funzionato tutto il sistema arbitrale, non è che si è fermato».
Spaziamo via così ogni sospetto di favoritismi?
«Guardi, il nostro advisor in questi anni è stato Rcs Sport e prima ancora Publitalia: se andiamo a rincorrere la dimensione delle scelte strategiche di grandi gruppi che operano a livello internazionale in relazione ai vari abbinamenti, non si farebbe nessuna attività di tipo istituzionale».
E la «partecipazione» di Buffon?
«il rapporto nato con Zucchi, cui fa capo la Bassetti, va avanti da molto tempo. Buffon ha avuto un cammino all’interno della società che lo ha portato ad avere adesso il ruolo di maggior azionista, ma non penso che per Figc ci possa essere un qualsiasi tipo di controindicazione nel collegamento con uno dei simboli mondiali del calcio».
Quindi questo presunto conflitto di interessi?
«Non c’è assolutamente. Nascerebbe soltanto oggi, e per eventi legati a una singola domenica».
A proposito, e la questione arbitri?
«Va inquadrata in tre tipi di problematiche. Primo: i nostri hanno un ruolo e una rilevanza internazionale al top. Insieme alla Germania esprimiamo il maggior numero di arbitri, assistenti e dirigenti: 10 fischietti internazionali, come i tedeschi, la Francia 9, Spagna e Inghilterra 8. Abbiamo 36 persone con ruoli a livello mondiale, la Spagna una ventina. Se vogliamo essere lucidi nella valutazione non dobbiamo limitarci agli errori e alla dialettica di una sola domenica, altrimenti torniamo I’Italia dei comuni».
Braschi parlava di critiche da bar.
«Ecco il secondo aspetto. Quando il dissenso si dimostra in maniera civile è anche il sale del calcio perfino una certa faziosità è un propellente. Ma bisogna saper ascoltare, e vale per tutte le componenti, spiegare rispettando le posizioni. La presenza oggi (ieri, ndr) qui di tutti gli allenatori di A, da Conte a Mazzarri a Montella, è indicativa: significa che al momento della passione della partita segue quello del ragionamento».
E il terzo punto? «E’ la tecnologia. Dire che ci vuole la moviola è faciloneria: tutti sanno che nei 209 paesi Fifa e nei 54 membri Uefa, la fazione pro moviola è largamente minoritaria, tanto è vero che il fresco International Board Fifa non l’ha neppure presa in considerazione e il Comitato Esecutivo Uefa, in totale accordo con Platini, sostiene gli arbitri umani e non elettronici. E legittimo discuteme, ma sappiamo che le polemiche sulla moviola in Italia sono molto superiori a quelle degli altri Paesi. Noi abbiamo scelto gli arbitri di porta, che ci consentono omogeneità con le competizioni internazionali. Dopo di che ci sono errori, periodi più o meno buoni, come 2 domeniche fa che, ovviamente, ho giudicato non positiva. Ma ricordatevi che la prima fase del campionato è stata buona: altrimenti saremmo tutti esauriti».
Prandelli ha finito la pazienza con De Rossi?
«Prandelli ha fatto la scelta giusta: non mescoliamo le valutazioni del ct e la giustizia sportiva, altrimenti non avrebbe senso il codice etico, perché avremmo solo un’applicazione automatica delle decisioni del giudice. Sarebbe un messaggio fuorviante».
E il «messaggio» del rinnovo di Prandelli?
«Lo saprete entro il 31 marzo».
Fonte: Libero