(A. Angeloni) – José Maria Callejon è l’uomo che ha messo d’accordo José Mourinho e Rafa Benitez. Due che, da sempre, prendono direzioni opposte, nel calcio e nella vita, nel modo di essere e di pensare. Mou ha lanciato José Maria nel grande palcoscenico del calcio di Spagna e d’Europa; Rafa lo ha preteso a Napoli e lo sta facendo diventare uomo. Callejon si è preso il meglio dell’uno e si gode i pregi dell’altro. Sul perché i due tecnici non siano mai andati d’accordo, José Maria non entra. «Sono due vincenti, ci stanno certe situazioni dialettiche. Tutto normale», sorride l’attaccante del Napoli, con quell’aspetto da ragazzo uscito da un film anni ’50. Un ragazzo serio, con l’amore per il bel gioco e con il gol facile: 14 fin ora in totale.
Cominciamo con una battuta: come mai è qui a Castel Volturno e non è stato al Vicente Calderon per Spagna-Italia?
«Semplice: non sono stato convocato».
La vive come un problema?
«No, anche se non nascondo che mi piacerebbe molto giocare con la nazionale spagnola, ma so che non è semplice. Bisogna sapere aspettare il momento giusto, mi piacerebbe partecipare al Mondiale, ma se non dovesse essere così, pazienza. Arriverà il mio turno».
Meglio pensare alla Roma.
«Già, ci aspetta un’altra grande partita, come le altre che abbiamo giocato con i giallorossi. Sempre tirata, sempre molto spettacolare».
Cosa teme della Roma?
«Come noi, ama giocare al calcio, è una squadra che dà spettacolo, cerca sempre il fraseggio, il bel gioco. E poi sta facendo cose incredibili. E’ un avversario molto forte, con calciatori di altissimo livello».
Più o meno forte del Napoli?
«Per adesso la classifica dice che la Roma è avanti, ma noi vogliamo il secondo posto. L’abbiamo battuta qui al San Paolo in Coppa Italia, possiamo ripeterci domenica».
Poi, c’è sempre una certa rivalità tra le due squadre.
«E’ normale, la sento. Dipende molto dalla classifica. Diciamo che è un derby, le sensazioni sono queste».
Vi sentite penalizzati rispetto alla Roma?
«No, succede che si facciano notare certi episodi. Ma poi finisce tutto lì».
La Roma è un po’ in difficoltà, le mancano giocatori importanti. E’ un vantaggio decisivo?
«Non si può mai dire, comunque la rosa della Roma è di livello. Io spero sempre di vedere tutti in campo, è importante per lo spettacolo che a queste sfide partecipino i migliori».
Come Totti?
«Lui è un grande. Vederlo giocare così bene e a quell’età è stimolante, un piacere. Lui è la felicità».
In Italia da quale calciatore è stato impressionato?
«Pirlo. Mi piace sempre il giocatore-mente di una squadra. Da noi è così Xabi Alonso».
E del suo ex compagno Cristiano Ronaldo, cosa pensa?
«Mi piace la sua mentalità, un vincente».
Meglio di Messi?
«Sì, più completo».
Con quel mito calcistico è cresciuto?
«Ronaldo, il fenomeno».
Callejon, uno spagnolo a Napoli: come si trova?
«Bene, vengo da una città calda come Madrid, anche lì il calcio è importante, ci sono tante pressioni. Ma qui è diverso, è una vera e propria religione».
Fastidioso?
«No, stimolante. Ho scelto di vivere in centro della città e non ho rimpianti, vivo bene in mezzo ai tifosi. Non mi turbano. Io poi sono un tipo tranquillo, sto spesso a casa».
Dalla Spagna all’Italia: si dice che il calcio da noi non sia all’altezza di quello spagnolo. E’ d’accordo?
«No, anche qui ci sono grandi calciatori, squadre che giocano un bel calcio. Forse la mentalità è un po’ diversa».
Esempio?
«Sotto l’aspetto tattico, qui forse si pensa più a difendere. Poi però ci sono squadre come Juve, Roma e Napoli che invece puntano allo spettacolo, alla ricerca del bel gioco. Ecco, uno come Benitez sta contribuendo molto al cambio di mentalità. Così come Conte e Garcia».
Si aspettava questo suo impatto così forte e immediato nel nostro campionato?
«Sì, perché io sono uno che ha molta fiducia in se stesso. Dopo i primi periodi di ambientamento, ho ingranato subito».
Certo, la separazione dal suo fratello gemello (ora in Bolivia, ndi), Juan Miguel, ancora non l’ha digerita.
«No mai. E chi non ha un fratello gemello non può capire. Siamo stati insieme fino all’età di ventuno anni, ogni giorno uno al fianco dell’altro. Poi il distacco: adesso ci vediamo solo l’estate e per Natale. Mi manca, lui e la mia famiglia. Certe volte sono un po’ triste».
Come ne esce?
«Il lavoro aiuta, il calcio, il campo, i gol. A Napoli vivo con mia moglie e mio figlio, in attesa del secondo. Tutto questo mi fa stare bene, mi aiuta. L’esperienza in Italia mi sta formando come uomo».
Cosa chiede al futuro?
«Lo scudetto».
La Roma con Higuain vincerebbe il titolo?
«E chi può dirlo? Magari hai il centravanti e ti manca altro».
Perché il Napoli stecca con le piccole e non con le grandi?
«E’ un problema di concentrazione, di motivazione. Le sfide importanti ti caricano automaticamente, con le squadre più piccole forse devi essere più attento. Purtroppo abbiamo perso troppi punti per strada».
Napoli-Roma è la finale per il secondo posto?
«Più o meno sì, penso che la Juve sia la più forte. E’ chiaro, se non facciamo risultato, la seconda posizione sarà difficile da raggiungere. Domenica vogliamo vincere a tutti i costi. Il nostro scopo è tornare in Champions, oltre che onorare l’Europa League e vincere la Coppa Italia».