Se in Italia si conoscesse il fair play inglese, ieri sera la Roma sarebbe uscita dal San Paolo anche tra gli applausi dei tifosi del Napoli. Come spesso capita nel calcio, ha vinto la squadra che ha giocato peggio e creato una minor mole di gioco. Il gol di Callejon e la sconfitta fanno meno male davanti alla consapevolezza con la quale la Roma è tornerà a Trigoria: essere più forte del Napoli, messo sotto senza Totti, De Rossi, Balzaretti e Strootman, con Maicon e Pjanic non al 100%. Lo Scudetto viaggia dritto verso Torino, direzione Juventus, vicina al terzo sigillo consecutivo con numeri spaventosi: un girone da imbattuta, 72 punti in 27 giornate (2,67 a partita), con solo 9 punti lasciati per strada nelle uniche quattro gare non vinte. Statistiche che in Europa ha solo il Bayern Monaco di Guardiola. Tra Roma e Juventus ora ci sono 14 punti, con i giallorossi che devono recuperare la partita casalinga con il Parma. Recuperare una media di un punto a giornata appare francamente impossibile per gli uomini di Garcia, che hanno perso terreno per questa serie di motivi (non in ordine di importanza) nonostante una stagione fantastica:
1) Juve senza infortuni: preparazione fisica e un po’ di fortuna hanno permesso a Conte di utilizzare sempre gli stessi 14-15 giocatori. Oltre all’ “undici fisso” i pù presenti sono Caceres, Ogbonna e Marchisio, giocatori che sarebbero titolari in almeno 17 squadre di Serie A. Garcia ha dovuto fronteggiare nel tempo le assenze (squalifiche a parte) di Destro, Gervinho, Totti (due volte), Pjanic, Florenzi, Maicon (due volte), Balzaretti e Dodò. La Roma non ha giocato le coppe, ma è mancata nelle alternative: a dir poco deludente il rendimento di Ljajic dopo le prime giornate sfavillanti. Ed ora si aggiungerà lo stop per Strootman che si teme molto lungo.
2) Juventus stadium: 14 vittorie su 14, il fortino dei bianconeri è davvero l’uomo in più. Quando e qualora la Roma riuscisse ad avere la sua nuova “casa”, dato anche il maggiore calore dei tifosi giallorossi, c’è da pensare che almeno 5 punti in più l’anno potrebbero arrivare, senza considerare gli incassi da riversare sul mercato.
3) Concretezza sotto porta: in sintesi, la Roma spreca, la Juve no. Le palle gol fallite da Gervinho&company non si contano più, ultimi esempi ieri sera al San Paolo. Tevez ma ancor più Llorente trasformano in oro ogni pallone: 15 gol per l’argentino con 92 tiri anche fuori dalla specchio prima della Fiorentina, esattamente un gol ogni 4 tentativi per lo spagnolo (11 gol su 44 conclusioni). Il miglior marcatore romanista è Destro, con 6 gol e il trio titolare Florenzi-Totti-Gervinho è andato a segno 15 volte, quanto il solo Tevez.
4) Centrocampisti goleador: in questo settore la Roma si difende più che bene, con 11 reti tra Strootman (5), Pjanic (4), De Rossi e Nainggolan (1). Un totale che però viene azzerato dal solo Vidal. Al cileno vanno aggiunti i sei centri di Pogba, i tre di Pirlo e i due di Marchisio e Asamoah, decisivo contro la Fiorentina. 24 gol dai centrocampisti è un bottino impareggiabile.
5) Costruzione della squadra: considerando la costruzione delle due squadre bisogna guardare indietro di almeno cinque anni. La Juventus post-Calciopoli ha sperperato milioni e milioni per l’Europa (Diego, Felipe Melo e Tiago solo per ricordare tre flop) prima di iniziare a inserire i tasselli giusti per arrivare a dominare la Serie A sotto la guida di Conte. La Roma americana ha rifondato totalmente prima con Luis Enrique, poi con Zeman e infine nell’ultima estate: Pjanic è l’unico acquisto del primo mercato firmato Sabatini, gli altri superstiti sono Totti, De Rossi, Taddei e Lobont (più Burdisso sino a gennaio). Conte gestisce i suoi ragazzi da tre stagioni, Garcia ha aggregato quest’anno undici nuovi innesti entrando anche lui a Trigoria ad inizio luglio.
6) Top player: la Roma ha seguito le indicazioni di Garcia in avanti, scegliendo la via “funzionale” con l’approdo di Gervinho e lo spostamento di Florenzi per sorreggere due giocatori di classe ma di bassa intensità come Totti e Pjanic. Gli inserimenti top sono stati Benatia e Strootman come furono al loro arrivo Barzagli e Vidal. Sistemati difesa e centrocampo per la prossima stagione, in estate Sabatini cercherà i “suoi” Tevez e Llorente.
7) Cessioni diverse: gli assegni della famiglia Agnelli-Elkann hanno consentito alla Juventus di non avere la necessità di fare cassa. Buoni introiti sono stati fatti con Giaccherini e Matri, ma poco al confronto delle partenze di Marquinhos, Lamela e Osvaldo. Se la Roma avesse potuto tenere almeno uno tra il brasiliano e, soprattutto, l’argentino, la qualità della rosa sarebbe stata ancora più alta.
8) Arbitraggi: la risata satanica di Conte dopo il derby di ritorno con il Torino parla chiaro, alla Juve anche quest’anno è andata bene con gli arbitri. Nelle partite più complicate come Chievo (gol annullato regolare ai gialloblu) e i due derby (gol Pogba irregolare all’andata, rigore su El Kaddouri ed espulsione di Vidal al ritorno) è girato tutto a favore. Alla Roma mancano svariati rigori (all’andata a Torino su Pjanic solo per citarne uno). Sugli episodi al limite non è girato nulla a favore dei giallorossi, basti guardare solo alle gare di ieri: Diakitè e Benatia sono in fuorigioco come Tevez a Verona, dove la bandierina restò giù.
9) Coefficiente fortuna: basterebbe nominare il Cagliari come spartiacque. All’Olimpico Avramov parò anche gli spilli e bloccò la Roma sullo 0-0, al Sant’Elia contro i bianconeri giocò Adan, acquistato il giorno prima e svincolato il giorno dopo per gli errori commessi nell’1-4 juventino. I legni poi sono juventini: Matos timbra la traversa a Buffon battuto, Callejon inchioda la palla sotto l’incrocio e, come raramente accade, riesce a vederla andar dentro invece che fuori.
10) Lo stile di gioco: la Roma impone il proprio palleggio, la Juventus la propria “arroganza” calcistica figlia di una superiorità tecnica e fisica. L’innesto in pianta stabile di Pogba ha reso invalicabile le linee bianconere che, una volta in vantaggio, non lasciano spazi nel 5-3-2 di Conte. Spesso Llorente si sostituisce a Pirlo in fase di non possesso, diventando un muro per i cross avversari e lasciando Tevez avanti, abilissimo a coprire il pallone e a far salire la squadra. Con Maicon, Benatia e Strootman anche la Roma ha aumentato notevolmente i suoi muscoli, facendo passare a De Sanctis 17 partite da imbattuto, un record assoluto nei maggiori campionati europei. In ugual modo le due squadre portano almeno 5 giocatori nell’area avversaria quando attaccano.
Daniele Luciani