(V. Piccioni) – Direttore generale della Coni Servizi Spa, proprietario dello stadio Olimpico. Delegato Uefa, l’ultimo suo viaggio è stato il 20 del Chelsea al Galatasaray. Gran tessitore dell’emendamento sugli impianti-stadi andato in porto nella recente legge di stabilità. Michele Uva ha diversi titoli per dire la sua sul percorso presentato mercoledì in Campidoglio da Marino e Pallotta.
Intanto, i tempi. L’ottimistica stima di 2-3 anni quanto è aiutata dall’emendamento approvato a fine anno?
«Serve presentare al Comune uno studio di fattibilità corredato da un piano economico finanziario. Da quel momento scatta il cronometro: entro 12-14 mesi deve arrivare una risposta».
Dopo i 12-14 mesi, che cosa succede?
«Succede che possono partire le procedure per arrivare alla realizzazione».
Ma quali sono gli interlocutori di Legge?
«Il Comune, la Regione e il Coni, che deve approvare dal punto di vista tecnico il progetto ».
Fa impressione anche la cifra dell’investimento: 300 milioni per lo stadio vero e proprio, un miliardo con le infrastrutture. Come minimo si può dire che lo stadio non potrà fermarsi al calcio.
«È impossibile pensare di vivere solo con il botteghino. Anche se numeri consolidati ci dicono che un nuovo stadio, con il suo appeal, può aumentare gli incassi per una cifra che va dal 20 al 40 per cento. Ma è chiaro che non basterà».
Offrire a uno sponsor il nome dello stadio quanto vale?
«Facciamo l’esempio dell’Emirates Stadium: produce per l’Arsenal 108 milioni di euro di ricavi l’anno, di cui 5,2 vengono dall’intitolazione».
Concerti?
«Certo. Anche se lo stadio, almeno sulla carta, non sembra che sia stato progettato per questo tipo di spettacoli. Io penso anche alle attività “no match day”. Penso alle aziende che investono negli sky box e per pacchetti corporate anche per business. Un’altra idea che mi sembra vincente è quella del centro sportivo della squadra vicino all’impianto, un polo d’attrazione quotidiano importante anche a fini commerciali».
Ma la legge dove fissa il limite del «questo non si può fare»?
«Non è prevista nuova edilizia residenziale».
Quindi: case no; alberghi, ristoranti, negozi, parcheggi e cinema sì.
«Esatto».
Infine la concorrenza. Non c’è il rischio che l’Olimpico e il nuovo stadio si facciano la guerra per avere due date di Madonna o una di Springsteen?
«No. Io vedo anzi un meccanismo virtuoso che possa moltiplicare l’offerta. È chiaro che nel momento in cui la Roma avrà un nuovo stadio, e ancora di più se dovesse averlo pure la Lazio, si studierà un modello diverso per l’Olimpico, aprendolo a tutti gli sport ed eventi che ora non si possono fare».
Insomma, non c’è il rischio che l’Olimpico resti disoccupato?
«Arriveremo preparati a quel momento, non preoccupatevi ».