(C.Zucchelli) –Sono gli unici due musi lunghi della Roma dei record. Ma se uno, Dodò, quantomeno non lo dà a vedere e a fine partita scatta in campo per abbracciare i compagni, l’altro, Adem Ljajic, non fa niente per nasconderlo. Si scalda senza troppa veemenza, evita di andare sotto le curve a festeggiare e poi lascia in fretta lo stadio, nonostante la cena preparata per i giocatori nella pancia dell’Olimpico. Nei commenti sui sociale nelle radio, non a caso, è l’unico beccato dai tifosi, che già lo avevano iniziato a fischiare mercoledì quando è entrato in campo. Deve, tra l’altro, ringraziare Taddei: Garcia stava per far entrare Romagnoli, ma il gol del brasiliano lo ha convinto a cambiare, visto che ormai il risultato era in cassaforte. Dal 2 febbraio, giorno della partita sospesa con il Parma, il serbo ha giocato appena 146 minuti, neanche un quarto d’ora di media a incontro.
Le cose sono andate anche peggio a Dodò, che negli ultimi due mesi ha saltato 4 partite per infortunio, e ha messo insieme appena 83’. Il brasiliano, una volta rientrato, si è trovato a fare i conti con l’esperienza di Torosidis, la scoperta di Romagnoli e la duttilità di Bastos, che lo hanno scavalcato. L’atteggiamento di Dodò in allenamento, però, giurano dicono tutti sia irreprensibile. Sul serbo, invece, che fa coppia fissa con Jedvaj, non c’è la stessa unanimità. E infatti il feeling con Garcia, ormai, sembra essere ai minimi storici.