(M.Cecchini) A meno 5 dalla vetta della classifica regna un freddo tollerabile che, anzi, paradossalmente sa scaldare il cuore. La Roma tuona a Cagliari un imperioso 3-1, sfatando un tabù che durava dal 1995 (successo a tavolino escluso), fa saltare la panchina di Lopez e, grazie alla sesta vittoria di fila, si mette in scia di una Juve che col Livorno giocherà con una scimmia sulle spalle. Tutto questo per merito della tripletta di un Destro sempre più in odore Mondiale, visto che il suo «score» è di 13 reti in 18 gare di campionato, con 7 nelle ultime 6. Inutile dire che il golletto finale su rigore di Pinilla non serve neppure a placare gli animi degli ultrà rossoblù, che a fine partita chiamano i giocatori sotto la curva e hanno anche un breve colloquio con capitan Conti. E i cori, manco a dirlo, non sono amichevole per nessuno, a partire dal «britannico» Cellino.
CHIRURGIA In avvio la partita si snoda in andamento lento, con un canovaccio che, fino al primo gol di Destro, appare chiaro, perché i giallorossi tendono a conquistare campo pencolando sulla fascia destra, dove cominciano ad operare stabilmente Gervinho, Pjanic nella veste di suggeritore e Maicon in versione quasi ala. Visti i ritmi, le occasioni sono pari a quasi zero, grazie anche al lavoro in copertura di Conti che presto però calerà, tant’è l’unico tiro in porta del primo tempo, fra le due squadre, risulterà quello vincente del centravanti romanista. Da parte sua, il Cagliari abbassa il baricentro provando a ripartire scavalcando la mediana, negli spazi però ben presidiati da Castan e Benatia. Nel primo tempo il massimo della pericolosità della squadra di Lopez è affidata a un colpo di testa di Pinilla su cross di Dessena (7’), a una punizione velenosa di Nenè (24’) e a una selva di conclusioni ribattute dal in area, in una di queste Castan respinge con un braccio sospetto un cross di Nenè. Ma proprio dopo una mischia del genere i giallorossi ripartono in contropiede e Nainggolan lancia in profondità Destro e Gervinho contro il solo Astori. Avramov rallenta l’ivoriano, bravo però a mettere al centro una palla che passa tra le gambe di Ekdal per finire a Destro, rapido ad anticipare Astori e metterla in porta. E’ il 32’ e da quel momento, il copione s’inverte perché l’arma delle ripartenze passa alla banda Garcia, che ne farà un uso spietato, non trovando quasi mai adeguato posizionamento della difesa sarda e speculando così da grande (3 tiri 3 gol).
EMERGENZA Se il primo tempo si chiude con il pasticcio dell’arbitro Massa con Destro e Astori , la ripresa ha l’aria della mattanza soprattutto psicologica, perché già all’11’ la Roma chiude la partita con un’azione in partenza simile a quella del primo tempo.Un’incursione sarda lascia scoperta una retroguardia attraversata da una rasoiata dell’ex Nainggolan a beneficio di Destro, che si beve Astori e fulmina Avramov. A quel punto, il tridente varato da Lopez con l’ingresso di Ibarbo e poi Ibraimi scuote De Sanctis dalla sua inattività (tre interventi su Pinilla, Ibarbo e Dessena), ma lascia sempre più campo ai giallorossi, che nell’oceano vuoto dinanzi a loro lanciano, grazie a Florenzi, ancora una volta Destro per il punto esclamativo (29’). L’attenzione ora passa già al prossimo turno con l’Atalanta, visto che Garcia mancherà degli squalificati Pjanic, Florenzi e del bomber Destro, mentre Benatia esce prima del 90’ lasciando la squadra in 10 per un guaio muscolare che fa immaginare uno stop non breve. E’ la peggiore notizia della giornata, visto che il gol sardo nel finale (fallo su Pinilla di Benatia, che si infortuna proprio lì) viene concretizzato dal rigore di Pinilla. Insomma, se adesso la Roma siede sulla sponda del fiume e aspetta eventuali cadaveri juventini, i sardi sono nella bufera. Non a caso gli Sconvolts intonano: «Se finiamo in B, vi facciamo un culo così». Retrocessione difficile, ma vista la spietatezza ultrà che regna (chiedere al ferito di ieri), meglio fare gli in bocca al lupo a tutti.