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IL TEMPO La Carab Ilaria e i giudici «conduttori»

Ilaria D'Amico
Ilaria D’Amico

(M.Lenzi) – Sogno o son Destro? È inutile nascondersi dietro ad un pallone, magari rivisto nella lentezza di una moviola, è il Potere che regola il mondo e questo vale anche nel calcio dove il giocatore della Roma, Mattia Destro, si è beccato quattro giornate di squalifica dopo che il giudice sportivo ha valutato il colpo ad Astori, nella partita con il Cagliari: tre turni che si aggiungono a quello «ordinario» causato dalla ammonizione in diffida. La Roma ha annunciato il ricorso ma il giocatore salterà lo stage della Nazionale oltre a quattro partite importanti per i giallorossi, unica rivale rimasta nel contendere alla Juventus – che pure è avanti in classifica – lo scudetto 2013-14.

Premettiamo che questo articolo non ha nulla a che vedere con un fatto personale visto che chi scrive è tifoso della Fiorentina, essendo toscano e di Fiorenza, e non della Roma. Ma quando ci vuole ci vuole. I livelli di analisi dell’accaduto, che grida vendetta, viaggiano su due registri: la rappresentazione televisiva dell’azione di gioco, in base alla quale – partendo anche dalla posizione delle telecamere che hanno ripreso l’azione – i giudici hanno preso le loro decisioni. E la questione della pena esemplare, del replay come strumento punitivo, quasi un pubblico ministero in rec del gioco del pallone. Che senso ha? Si tratta di prova tv o di moviola (che a questo punto sarebbe in campo)? Così non va ed il gioco più bello del mondo, nell’anno dei Mondiali in Brasile, merita di più. Se ne è accorto di questo l’attento Fabio Caressa, condirettore di Sky Sport, che a proposito della squalifica di Destro ha detto: «Quello del giudice sportivo è un errore clamoroso. Ora, o cambia la norma o cambia il giudice sportivo. La prova tv è per fatti violenti che l’arbitro non ha visto quindi non sanzionato. Questo evento è stato sanzionato: c’è una punizione e un cartellino giallo. Questa è moviola in campo, la Federazione per far sì che ciò avvenga dovrebbe chiamare Platini e Blatter per attivare la moviola in campo. Il fatto che l’arbitro abbia visto male è un altra cosa. Allora io dico: perché non cambiamo i giudizi sul gol/non gol, o quelli per un gol in fuorigioco. Questo è un obbrobrio giuridico fuori da mondo. Questa è moviola che giuridicamente non ha alcun senso, a meno che da domani non decidiamo di vedere ogni fatto con le telecamere. Questo potrebbe far sì che il Cagliari possa richiedere la ripetizione della partita. Questo evento non farà giurisprudenza perché il ricorso deve essere accettato».

Una presa di posizione netta che ci porta dritti dentro il tema del calcio come rappresentazione televisiva: quale tra moviola in campo e prova tv deve essere la regola valida per tutti e non solo per la Roma? Questa come domanda di preambolo. Resta poi il racconto televisivo. Dopo la partita Ilaria D’Amico – che il nostro giornale ha cercato di sentire ma senza fortuna – durante Sky calcio show, con Destro in collegamento che provava a spiegare l’accaduto sul campo, gli ha detto, ma no, aspetti e riguardi le immagini che «le conviene». Sulla Rai, poi, a La Domenica Sportiva, Ivan Zazzaroni ha chiosato che quell’episodio, del fallo di Destro non sanzionato a dovere, avrebbe segnato la partita visto che lo stesso Destro avrebbe poi segnato tre gol e il match al momento del fallo stava sullo zero a zero. A parte che stava sull’1-0 per la Roma, che senso ha nel raccontare il calcio usare i se e i ma? Se lui non fosse rimasto in campo sarebbe finita diversamente. Su questo, e è il cuore da fiorentino che parla, potrei ai signori ed alle signore del moviolascope ribattere che anche la Fiorentina avrebbe potuto vincere un campionato tanti anni fa se non avessero annullato un gol a Ciccio Graziani, nella partita con il Cagliari. Quello scudetto lo vinse la Juventus. O che, in un altro campionato, se il gol di Turone, e ades so parlo della Roma, fosse stato convalidato sarebbe finita diversamente. Quando si dice le coincidenze, anche quell’anno il tricolore lo vinse la Juve. Perché il calcio, come la vita, vive di ingiustizie, di passioni, di rabbia, di gioie mancate e inseguite, di nostalgia.

Quello che non si può digerire è la genetica delle immagini, scambiare le riprese per il Verbo, magari confondendo moviola in campo e prova tv. Su questo servono regole chiare – per svegliarsi da questo incubo del sogno o son destro. La scienza tv sì, ma per tutti, Dio bòno. Altrimenti, meglio tornare all’arbitro cor… e basta di tanti anni fa. Senza contare che da oggi, i telecronisti o le telecroniste, i conduttori o le conduttrici, quando parlano di calcio e lo commentano dovrebbero essere preceduti da una scritta in sovraimpressione: il tal giornalista tifa per la squadra x. Oppure y. Chiamateli, se volete, anticorpi. Sportivi, certo. Ma necessari.

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