(F. Bocca) – Se gli stadi sono (mezzi) vuoti i motivi sono tanti: il caro-biglietti che pesa in tempi di crisi, la percezione della violenza, la scomodità, la concorrenza-tv, eccetera. E anche il fatto che il campionato ha perso di appeal, ci sono troppe partite di modesto livello e in Italia si pensa più a distruggere che a costruire. I calciatori, sovente, invece di pensare a giocare a calcio ricorrono al fallo sistematico, cercando di non fare giocare gli altri. E’ un problema di mentalità, sbagliata. Il nostro calcio è brutto, spezzettato, con troppe proteste. E proprio le proteste crescono: lo dimostrano i dati sulle ammonizioni. La media totale rimane praticamente invariata rispetto allo scorso anno (1850 in tutto il campionato), ma crescono quelle per protesta. Non ci sono grandi calcioni ma tante lamentele. I rigori assegnati lo scorso anno erano stati 132: ora siamo leggermente sopra, come media. Sicuramente la più alta d’Europa. Il tempo effettivo è più o meno uguale, cresce la media delle simulazioni (lo scorso anno 0,7% a partita), e anche questo è un nostro primato negativo.
La media falli a gara è leggermente sotto i 30 (lo scorso anno 30,61): quattro anni fa era di 36-37, poi, prima con Collina e adesso con Braschi, è stato fatto un importante passo avanti. Ora siamo intorno alla media europea, se non consideriamo la Premier League (22,53) falli-gara., perché lì è un altro mondo e un altro calcio. Resta, da noi, il divario fra partite con 22 falli e altre con 45-46. Gli arbitri cercano di fare del loro meglio, ma il tatticismo esasperato porta a quello di cui abbiamo già detto, a partite brutte, velenose, rissose (anche se si vedono raramente fallacci, per fortuna). Il tempo effettivo non cambia, così come la percentuale di errori, intorno al 2,20 per cento, degli assistenti arbitrali (fra i migliori d’Europa). Meno espulsioni dei tecnici e dei collaboratori dalle panchine: lo scorso anno, erano stati 74. Record. Un dato positivo, finalmente.