(A.Frosio/M.Cecchini) – Ci sono notti più tenere delle altre. E le due che la Roma passa a -5 della vetta – in attesa che la Juve domani vada in scena a Udine – hanno la morbidezza e la malinconia delle pagine di Francis Scott Fitzgerald, perché la squadra giallorossa, che grazie alle reti di Taddei, Ljajic e Gervinho regola per 3-1 un’Atalanta in gol nel finale con Migliaccio, pesca nel suo campionato ancora nuovi record, rendendo sempre più sfortunato e per certi versi misterioso un tale distacco dalla capolista. Il 7° successo consecutivo significa agganciare il primato di vittorie in campionato (24) che appartiene ai gruppi di Spalletti (2007-08) e Ranieri (2009-10) entrambi finiti al 2° posto. Le 5 gare che mancano (e con soli 3 punti la Champions diretta è matematica) autorizzano Garcia a prenotare un record.
Difesa brasiliana In attesa di scoprirlo, la Roma – orfana di Benatia, Pjanic, Florenzi e Destro – sceglie la partenza a razzo per spegnere qualsiasi velleità dei bergamaschi, reduci sì da tre successi nelle ultime tre trasferte, ma psicologicamente fiaccati dalla sconfitta in casa col Sassuolo e quindi, dopo ieri, ancora più lontani dal sogno europeo. D’altronde, non è un caso che l’archeologica difesa composta da Stendardo e Yepes soffra la velocità di Gervinho e di un Ljajic che non giocava titolare da oltre due mesi. Basta questo per creare il panico e far arretrare il baricentro nerazzurro di dieci metri. Così schiacciati, Nainggolan azzanna Migliaccio e Taddei in avvio controlla senza fatica Cigarini, concedendo a Totti la libertà di concludere o rifinire dalla lunetta, privilegiando i tagli o le incursioni di Maicon e Dodò, controllati con qualche affanno da Bonaventura e Estigarribia. Non è un caso che nel primo tempo le conclusioni dei giallorossi verso la porta siano ben 13.
Tre volte tocca a Consigli dire di no a Gervinho (3’), Totti (17’) e Maicon (36’), ma il varco giusto lo trova prima Taddei di controbalzo appena dentro l’area, servito da una palla di Dodò su cui interviene male Stendardo (13’); poi Ljajic, servito dall’asse Totti-De Rossi, dopo che Migliaccio aveva perso una palla a centrocampo innescando la ripartenza di Gervinho (44’). In mezzo a questi due episodi comincia a vedersi anche qualche lampo d’Atalanta, soprattutto perché la difesa tutta brasiliana trova in Castan un solido scoglio a cui si aggrappa spesso Toloi (alla seconda presenza), mentre Maicon e soprattutto Dodò cominciano un po’ a patire il talento di Bonaventura e la corsa di Estigarribia.
De Rossi super Buon per la Roma che De Rossi davanti alla difesa sia un catalizzatore di palloni in stile «mundial». Non a caso al 6’ santifica la sua prova salvando un gol fatto, perché ribatte un tiro di Denis che aveva già scartato De Sanctis. Se finalmente Cigarini e Migliaccio cominciano a cucire qualche manovra sulle fasce, le praterie che si stendono dinanzi ai giallorossi innescano facilmente le ripartenze, in una delle quali, al minuto 18, tocca a Ljajic innescato da Totti regalare l’assist a Gervinho. Partita finita? Virtualmente sì, ma la lunghezza delle due formazioni crea un po’ di spettacolo, soprattutto quando i bergamaschi passano al 4-3-3 con l’ingresso di Livaja e lo spostamento in avanti di Bonaventura. Detto che in due rovesciamenti di fronte la squadra di Garcia sfiora il 4-0(al 27’ palo di Ljajic, al 30’ gol sciupato da Gervinho a porta vuota), nella ripresa De Sanctis comincia a guadagnarsi la giornata, intervenendo su Estigarribia (6’), Livaja e Bonaventura (26’), anche se deve arrendersi al colpo di testa di Migliaccio (33’). Morale: non sarà perfetta come nel girone d’andata, ma la Roma dice chiaro e forte che non mollerà fino alla fine. La Juve è avvisata, così come il buon gusto del nostro calcio, visto che chiudiamo con l’eleganza di uno striscione e di un coro di produzione ultrà: «Tosel muori» e «O Pessotto buttate de sotto». Roba da uomini veri.