Il calciatore dell’ As Roma, Bojan Krkic ha rilasciato un lunga intervista al Guerin Sportivo. Ecco quanto detto dall’ex calciatore del Barcellona:
Voce baritonale tradita da un volto ancora imberbe. Bojan Krkic si presenta come la perfetta sintesi tra esperienza e gioventù. A 21 anni è considerato uno dei talenti più puri e precoci della sua generazione, detentore di una lunga serie di record personali (…) e vincitore di diversi trofei con le nazionali giovanili e il Barcellona. (…)
Di Bojan si dice: classe indiscussa mostrata a sprazzi. Cosa ti manca per il definitivo salto di qualità?
“Manca tanto. Devo cercare di migliorare ogni giorno, ancora devo dimostrare tutto, perciò mi sono rimesso in discussione e ho accettato con entusiasmo questa nuova avventura in Italia”.
E alla Roma cosa manca?
“Manca un po’ di suerte. Credo che dobbiamo avere fiducia in questo progetto: stiamo cercando di giocare bene a calcio e già questo non è facile da realizzare”.
Stando alle dichiarazioni ufficiali di allenatore e dirigenti, sembra che a Trigoria nessuno sia interessato alla classifica. Voi giocatori la guardate?
“Noi la guardiamo, però credo che più della classifica sia importante dare il massimo in ogni partita. Certo: la posizione in campionato conta, ma dobbiamo pensare soprattutto a migliorare come squadra”.
A inizio stagione la società ha chiesto ai tifosi pazienza e complicità. Una parte della piazza però comincia a dare segnali di insofferenza.
“Sono le vittorie a dare tranquillità all’ambiente. Nell’ultima parte del girone d’andata affronteremo partite molto impegnative, altre difficili non sono andate bene, ma con un po’ di fortuna possiamo vincere ogni gara”.
Il gioco di Luis Enrique sembra richiedere un lungo processo di assimilazione. A che punto siete?
“Siamo piuttosto avanti. La stagione è ancora lunga ma abbiamo trovato sintonia con l’allenatore. Non credo che ci manchino i risultati, penso che finora sia mancata solo la fortuna”.
Se il modello tacito è il Barcellona non credi che il paragone possa nuocere alla Roma?
“Nessuno di noi ha mai dichiarato che il modello è il Barca. E’ una formula utilizzata dalla stampa e dai tifosi, ma noi siamo coscienti che giocare come loro è impossibile per qualsiasi squadra. Luis Enrique è il primo a saperlo, vuole solo esprimere un calcio divertente puntando sul possesso palla”.
Hai giocato nella squadra più forte al mondo e hai vinto tutto quello che c’era da vincere. Ora sei in un club ambizioso, ma agli inizi del campionato.
“Ho fiducia in questa società. Qui tutti hanno una voglia smisurata di fare bene e creare qualcosa di importante. Dobbiamo evitare di pensare ad altre squadre, noi siamo Roma”.
La formula del tuo trasferimento è complessa: Barcellona e Roma si sono riservate il diritto di riscatto e contro riscatto a suon di milioni. Ma il sogno Bojan è affermarsi in Italia o tornare in Spagna?
“L’ho detto fin dal primo momento: non penso al mio contratto non guardo troppo avanti, nel calcio tutto può cambiare in fretta. Ora sono a Roma, voglio divertirmi e vincere con la maglia giallorossa”.
Ti sei trasferito perché eri chiuso da campioni ancora giovani o per incomprensioni con Guardiola?
“Semplicemente perché non giocavo. A Barcellona sono cresciuto, è stata una tappa fondamentale della mia carriera ma a me piace giocare a calcio e la Roma mi ha dato questa opportunità”.
Il tuo acquisto è stato richiesto da Luis Enrique. Ti aspettavi di giocare di più?
“Mi alleno per giocare, poi è lui a decidere se schierarmi o meno. Io sto bene e sono felice qui”.
Subentrando a partita in corso, hai spesso inciso sul risultato.
“Quando entro nel secondo tempo ho pochi minuti per aiutare la squadra e dimostrare al mister che posso giocare. Perciò quando sostituisco un compagno ho voglia di mangiare il campo”.
Bojan, Totti, Osvaldo, Lamela, Borriello, Borini e , da Gennaio, Nico Lopez. Non siete troppo lì davanti?
Per come giochiamo, davanti ne vanno schierati tre. E io mi impegno per essere uno di quei tre.
Rispetto alle prime partite, le punte sembrano meno larghe e più vicine tra loro. E’ cambiato qualcosa o avevate bisogno di tempo per mettere in pratica i dettami dell’allenatore?
“Dipende dalla partita e da come si sviluppa il gioco, ma Luis Enrique non ha mai chiesto nulla di diverso rispetto all’inizio. Né agli attaccanti né agli altri reparti”.
La formazione viene comunicata poco prima di scendere in campo e non è mai la stessa. Quali sono le reazioni dei giocatori?
“Non so quelle degli altri, ma era lo stesso con Guardiola. Nessun problema”.
La scorsa stagione la Roma aveva l’età media più alta della Serie A, ora è tra le squadre più giovani.
“Non credo manchi esperienza, i giovani della Roma ne hanno anche troppa”.
Pochi falli tattici, pressing discontinuo nella riconquista del pallone e azioni troppo complesse prima di arrivare al tiro. Vi manca la cattiveria agonistica?
“Non pensiamo a commettere falli tattici, pensiamo a riprendere la palla. Giochiamo contro squadre che si chiudono, nel calcio italiano è difficile tirare spesso. Ma io appena vedo la porta lo faccio”.
Nella famosa lite tra Osvaldo e Lamela, pare che il primo abbia rimproverato al secondo eccesso di egoismo e scarso impegno. In quel caso la grinta c’è stata.
“Ognuno mostra la grinta a modo suo. Tutti abbiamo voglia di vincere, ma la trasmettiamo secondo diverse forme espressive. La mia sarà differente da quella di Heinze e Josè Angel”.
A proposito di Josè Angel, state insieme anche fuori dal campo. Come procede l’ambientamento a Roma?
“Ci conosciamo da tempo, siamo coetanei e per noi è stato difficile abbandonare le città in cui siamo stati per tutta la vita. Frequentandoci anche nel privato, ci siamo aiutati reciprocamente e adesso viviamo bene qui”.
Avete avuto qualche disavventura in auto. A te è stata ritirata due volte la patente, devi ancora abituarti alla guida romana?
“La prima volta è successo perché non conoscevo il Raccordo e ho sbagliato, ma la seconda non ho fatto nulla di male. In Spagna guido da anni e non mi è mai accaduto”.
Con Josè Angel condividete la passione per i social network, sui quali comunicate quotidianamente con i tifosi. Come ti sembra il loro umore?
“E’ bello confrontarsi con loro. Ho capito fin da quando sono arrivato che quella giallorosa è una tifoseria molto vicina alla squadra e questo ci aiuta tanto”.
Il calcio vissuto come un’ossessione. Barcellona come Roma?
“Il tifo della Roma mi ha impressionato. Quello del Barca è festoso, ma qui c’è una passione speciale, un calore unico, allo stadio e in città. Mai vista una cosa simile”.
Tra quelli che non conoscevi, c’è qualche giocatore che ti ha colpito?
“Sono rimasto sbalordito da Juan, difensore eccezionale”.
In Spagna è opinione diffusa che il calcio italiano sia poco divertente. Puoi confermarlo?
“Sicuramente è molto più tattico di quello spagnolo, dove si dà più importanza alla tecnica. Ma un calciatore in Italia può solo crescere”.
Due icone del calcio come Totti e Messi sono una presenza ingombrante nello stesso reparto?
“E’ un piacere e un onore poter dire di aver giocato al fianco di campioni come Messi e Totti. Poi è anche più semplice segnare tanto con due così che ti mandano sempre in porta”.
Si è saputo che tu e Messi siete parenti alla lontana. E anche con Casillas poteva esserci una parentela acquisita per via delle fidanzate…
“Di Messi non lo sapevo, ma mi ha fatto piacere. L’altra è una notizia non vera”.
Capitolo nazionale: Villa non è più giovanissimo e Torres ha subito un’evidente rivoluzione. Sta arrivando il turno di Bojan?
“Non voglio pensare all’Europeo né al Mondiale, sono miei obiettivi ma adesso penso solo a far bene nella prossima partita. Manca troppo tempo e per ora voglio vivere alla giornata”.
Tu hai doppio passaporto e sei stato a lungo conteso dalla federazione spagnola e serba durante il percorso nelle varie Under. Perché hai scelto la Spagna?
“In quella serba forse la concorrenza sarebbe stata minore, ma io sono nato e vissuto in Spagna, cresciuto lì anche calcisticamente. La Serbia è un orgoglio per la famiglia di mio padre, ma io sono spagnolo”.
Al di là del calcio, sei metà catlano e metà serbo, due popoli coin un forte senso d’identità. Qual è la parte preponderante in Bojan?
“Fuori dal campo non ci sono scelte, in me c’è una miscela di entrambi: sono catalano e serbo allo stesso modo. E ora anche un po’ romano”.
Spagna e Italia vivono situazioni parallele: economia in crisi e governi dimissionari.
Sono un privilegiato, ma quando torno a casa e vedo in che condizioni è la gente comune anche io sto male.
Per lo scrittore catalano Montalbàn il centravanti è “testa di pietra e corpo di corallo. Figura fragile ma preziosa, la più lodevole e impegnativa specialità del calcio”. Ti piace?
“Non so se ho il corpo di corallo o di porcellana, la testa di pietra o soltanto dura, ma so che è un mestiere difficile”.
Fonte: Guerin Sportivo